Imola, bimba morta al 9° mese di gravidanza. Indagate ginecologhe e ostetrica

Il gip fissa l’incidente probatorio per la tragedia in ospedale del 6 dicembre 2019

Wafa El Garras e il marito Jaifri Azddin

Wafa El Garras e il marito Jaifri Azddin

Imola (Bologna), 9 giugno 2020 - Perse la bambina che portava in grembo il 6 dicembre scorso, dopo giorni di corse all’ospedale di Imola: prima l’appuntamento le fu posticipato per ben due volte, l’ultima della quale perché "i macchinari non funzionavano"; poi, quando fu disposto d’urgenza il cesareo, si scoprì che la piccola non ce l’aveva fatta.

Per il terribile lutto di Wafa El Garras, marocchina di 32 anni e madre della bimba, sono indagate tre persone: due ginecologhe e un’ostetrica dell’ospedale Nuovo di Imola, difese le prime due dall’avvocato Giovanna Cappello, la seconda invece dall’avvocato Francesco Gaspardini. El Garras aveva denunciato il nosocomio per lesioni mediante omissione e per omicidio colposo. E così, ieri mattina in aula il giudice per le indagini preliminari Gianluca Petragnani Gelosi ha incaricato i periti che dovranno occuparsi dell’incidente probatorio, mirato a verificare l’esistenza di profili di colpa riconducibili alle indagate o alla struttura sanitaria. Si tratta di un atto dovuto, una prassi in casi come questi.

L’odissea di Wafa era cominciata il 23 novembre 2019: al nono mese di gravidanza, si era recata all’ospedale perché era la data prevista del parto. Ma l’esito è positivo, la bimba non sta per nascere. La donna torna a casa. Stesso esito pochi giorni dopo, a un ulteriore controllo; il 2 dicembre, la trentaduenne accusa dolori al ventre e torna nella struttura, ma viene rassicurata e un nuovo appuntamento viene fissato per il 5. Giorno in cui le dicono che il macchinario per il tracciato non funziona e la invitano a tornare il giorno dopo. Ma la bimba nella pancia già non si muove più. E al momento del cesareo, è troppo tardi.