Bio-on, altra fumata nera alla seconda asta

I curatori fallimentari non si arrendono: "Proseguono i contatti con importanti società italiane ed estere. Avanti con l’esercizio provvisorio"

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di Riccardo Rimondi

Prezzo di partenza diverso, risultato identico. Ieri mattina la seconda asta sull’intero compendio aziendale di Bio-on è andata nuovamente deserta. Non è bastato lo ‘sconto’ fra la prima e la seconda udienza, con il prezzo iniziale di vendita sceso da 95 a 72,5 milioni di euro, per convincere i potenziali acquirenti dell’ex Unicorno della bioplastica con stabilimento a Gaiana (Castel San Pietro Terme) e sede legale a San Giorgio di Piano a scendere in campo. Ieri mattina, alle dieci, nell’Aula della Traslazione nel convento di San Domenico a Bologna, la partita è durata pochi secondi: giusto il tempo per appurare che servirà altro lavoro per dare un nuovo padrone alla realtà fallita nel 2019, con gli ex vertici al centro di un’inchiesta per manipolazione del mercato e false comunicazioni sociali. L’ipotesi più probabile è che si vada a una terza asta, che potrà prevedere un ribasso fino al 25% (il che porterebbe il prezzo intorno ai 54 milioni). Ma molto dipenderà anche dagli sviluppi futuri e dalla possibilità che si presenti qualcuno con un’offerta vincolante. "Continuano le interlocuzioni dei curatori con importanti società italiane ed estere – scrivono in una nota i curatori fallimentari Antonio Gaiani e Luca Mandrioli –. Proseguiamo con l’esercizio provvisorio al fine di continuare a garantire la manutenzione del sito produttivo e la conservazione dei principali assets della procedura continuando altresì ad anticipare direttamente ai lavoratori in cassa integrazione il trattamento salariale fis-covid. Siamo a completa disposizione del mercato in ottica di ulteriori ipotizzabili iniziative".

C’è anche il fattore tempo da considerare, perché la ventina di dipendenti ancora in forze alle due aziende (la Spa e la Srl) è coperta dalla cassa integrazione solo fino a ottobre. Anche se si sta lavorando per portare gli ammortizzatori fino a dicembre: a questo scopo ci sarà un incontro in Regione a inizio settembre. Intanto pure gli azionisti puntano a entrare nella partita per dare un futuro a Bio-on. Ieri all’asta era presente anche Domenico Bacci, segretario nazionale del Siti, intenzionato a proseguire sulla via di una Spac, riservata in primis agli azionisti di minoranza, per rilevare impianto produttivo e brevetti. In questo senso continua anche la ricerca di un partner industriale che sostenga l’iniziativa. Il Siti, nel frattempo, gioca anche sul tavolo del procedimento penale: "Rappresentiamo 600 delle 900 parti civili che si sono costituite – spiega Bacci – ed è ancora possibile costituirsi". Non aveva molti dubbi sull’esito dell’asta Vittorio Caleffi, segretario regionale della Uiltec, che teme un possibile ‘spezzatino’: "Il rischio è che in questo territorio non si faccia più quest’attività e si vada verso una dismissione". Sull’ipotesi di una cordata di azionisti che rilevi Bio-on, Caleffi è freddo: "Per fare una cosa del genere servono delle competenze che vanno costruite e trovate. Purtroppo il Covid ha fermato il nostro progetto di un workers buyout".