I pesanti contraccolpi dell’invasione dell’Ucraina. Difficoltà anche nell’approvvigionamento delle materie prime (come argille e cereali), impennata del prezzo del gas metano (ma più che di impennata sarebbe meglio parlare di una cavalcata senza briglie). E quindi anche le grandi aziende come la Cooperativa ceramica d’Imola stanno cercando di parare il colpo. Come? La strategia è di salvaguardare la forza lavoro e attutire l’impatto. La situazione è stata al centro di una’assemblea plenaria con l’azienda lunedì, mentre ieri e oggi ci sono state e ci saranno altre assemblee con i dirigenti e i lavoratori dei vari stabilimenti (a Imola e a Borgo Tossignano, mentre a Faenza ci sarà venerdì). "Non è detto che sarà varata la cassa integrazione – esordisce Tiziana Roncassaglia, della Cgil, tra un’assemblea e l’altra – L’azienda sta valutando, ma direi che si va in quella direzione: la Cooperativa si vuole mettere in protezione, un po’ come sta facendo il distretto ceramico di Sassuolo". Non è però ancora deciso quanta cig chiedere, per quante ore, in quali stabilimenti. Ma perché la cassa integrazione? Perchè manca la materia prima. "Dall’Ucraina arrivava l’argilla bianca, ottima, proprio dal Donbass (dove dal 2014 c’era comunque una guerra strisciante, ora esplosa in tutta la sua violenza, ndr) – spiega Marco Giornelli della Uiltec – Hanno bombardato i porti dai quali l’argilla partiva. E quindi ora l’azienda sta interpellando altri fornitori, ed è un confronto, questo, aperto da diverse settimane. Noi faremo tutto il possibile per il settore. Ma l’Europa deve farsi carico dei danni prodotti dal neoliberismo". C’è un paradosso, in questi giorni affollati di immagini tragiche dall’Ucraina e di notizie di migliaia di profughi in arrivo. Il paradosso è che gli ordini per la Cooperativa ceramica d’Imola ci sono: "Ci sono ordinativi – rimarca Roncassaglia – e sarebbe davvero un peccato non riuscire ...
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