Un tesoro prezioso a disposizione dell’intera comunità. Si è concluso l’intervento di catalogazione del fondo librario dei ‘Manicomi imolesi’, avvenuto grazie a un intervento promosso dal settore Patrimonio culturale della Regione in base alla legge 18 del 2000. Ora, quindi, il fondo è a completa disposizione di quanti volessero consultarlo. Dalla metà dell’800 sono state oltre 37.000 le persone entrate e dimesse (o mai uscite) dai manicomi imolesi: tra questi il poeta Dino Campana, che viene ricoverato il 4 settembre del 1906, poco più che ventenne, nel Manicomio provinciale di Bologna in Imola.
Nel dicembre 1996 vengono chiusi i manicomi, a seguito della legge Basaglia del 1978, che ha riorganizzato l’assistenza psichiatrica. Una ricca e prestigiosa biblioteca è stata custodita all’interno dei due manicomi cittadini, quello di Santa Maria della Scaletta (Osservanza) e quello provinciale, grazie allo studio e alla cura dei medici e degli psichiatri che si sono succeduti nel corso degli anni. I testi scientifici sono testimonianza del continuo aggiornamento della biblioteca, della partecipazione al dibattito scientifico e delle relazioni che i medici imolesi intrattengono con gli psichiatri europei.
Donato alla Biblioteca comunale dall’Ausl di Imola, il fondo conta circa 5.900 volumi, provenienti dalle raccolte di carattere medico (che contengono materiali risalenti all’Ottocento), ma anche da quelle riservate ai pazienti ricoverati e gestite da loro stessi. I catalogatori hanno registrato con cura i dati di esemplare: ex libris, dediche, presenza di note manoscritte, indicazioni su possessori e provenienza. Restano da catalogare due nuclei di periodici. Per conoscere meglio la storia degli ospedali psichiatrici imolesi si possono consultare la proposta di ricerca curata dall’archivio storico comunale, dal titolo ‘La città dei matti’, e la mostra online (sito biblioteca) dedicata dalla Biblioteca comunale di Imola alle vicende dei militari ricoverati nel corso del primo conflitto mondiale, dal titolo ‘Follia di guerra’.