Checco Costa, grande festa per la 200 Miglia

Giornata speciale per celebrare le nozze d’oro della manifestazione. Agostini e Capirossi tra i big del motociclismo in riva al Santerno

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Celebrare i 50 anni della 200 Miglia di Imola ed il contemporanea l’ avvento del servizio medico di pronto soccorso in pista durante le gare. Un tuffo nel passato che il prossimo mercoledì, alle 11 con ingresso ad invito, animerà gli spazi del Museo Checco Costa all’autodromo Enzo e Dino Ferrari.

L’idea è venuta alla base motoristica locale, con il Moto Club Santerno ed il Moto Club Racing Imolese #96 in pole position, in collaborazione con il Crame e la famiglia Costa. Da un lato Claudio Marcello, papà di quella Clinica Mobile a cui devono dire molto più di un grazie centinaia di campioni della specialità, e Carlo storico speaker del circuito. Un impianto che, calendario alla mano, quest’anno sarà orfano del revival della corsa dei sogni proiettato verso l’asfalto di Magione. Così non restano che i ricordi. Istantanee arricchite dalla presenza di tanti protagonisti del passato, come Giacomo Agostini, Franco Uncini e Loris Capirossi solo per citarne alcuni, e dalla probabile partecipazione di una bella fetta di quella MotoGp di scena qualche giorno dopo al Mugello. Una mattinata, coronata dalla proiezione del docu-film ‘Voglio correre!’ realizzato dal dottor Costa, condotta da Carlo Costa e Marino Bartoletti che vedrà in sala anche Guido Meda e le telecamere di Sky.

"Una giornata di tributo per le nozze d’oro della 200 Miglia, l’evento che ha rivoluzionato la storia del motociclismo e gettato le basi del circus moderno – spiega Carlo Costa -. Straordinario il moto d’affetto dei moto club locali così come la collaborazione dell’amministrazione comunale e di Con.Ami". Già perché la storia parla chiaro: dal 1972 al 1985, con la sola eccezione dell’edizione del 1979 traslocata al Mugello per volere della Federazione, la 200 Miglia ha plasmato anche il volto di una città in forte sviluppo attorno al suo autodromo.

"La geniale intuizione di mio padre Checco salvò il motociclismo dopo le difficoltà dettate dall’abbandono dalle competizioni di marchi prestigiosi come Guzzi, Gilera e Mondial e l’assenza delle case costruttrici del Paese del Sol Levante – continua -. A lui va anche la paternità delle tute da corsa dei piloti colorate e con i loghi degli sponsor, della partenza a motori accesi e non a spinta, del rapporto con i media, della presenza di uno speaker e molto altro. Ha trasformato una grande gara in un evento".

E in parallelo prendeva forma la missione di soccorso medico del dottor Costa a bordo pista. La vocazione di una vita, l’angelo custode dei piloti. L’uomo capace di convertire il dolore in speranza guardando, dritto negli occhi, la morte. L’ascesa del nome di Imola nel mondo. "L’ingaggio dei campioni americani regalò alla 200 Miglia l’appellativo di Daytona d’Europa – ricorda Costa -. Una festa di sport per tutta la città fino all’alba con migliaia di appassionati in arrivo da tutto il continente. Imola capitale del motociclismo. Un’atmosfera romantica, unica e magica che non tornerà più".