"Ci stanno massacrando per un banale equivoco"

Il personale: "Ma quale quadro del Duce, era una cassa di vino. E non ci sono stati insulti".

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"Il telefono squilla in continuazione. Ci attaccano. Ci insultano. Ci danno dei razzisti. Ma noi non lo siamo, è stato un grande equivoco. Almeno voi riuscite a capirlo?".

Nunzia Barletta parla con le lacrime agli occhi. E’ lei a mandare avanti il ristorante La Tana Marina di Viserbella, finito nella bufera dopo la denuncia di una famiglia senegalese che domenica scorsa ha cenato nel locale.

"Non è vero che avevamo la foto di Mussolini affissa qui nel locale – precisa subito – Si trattava semplicemente di una cassa di vini di Predappio (con l’immagine del Duce). Era vicino alla finestra. Quando è scoppiato il litigio con il cameriere e la donna senegalese ci ha rimproverato, l’abbiamo subito spostata".

L’alterco "è avvenuto all’inizio della cena. Ho sentito la donna che urlava contro il cameriere, quando sono arrivata in sala l’ho visto molto impacciato. Ho subito chiesto cos’era accaduto. La famiglia è rimasta al ristorante, ha cenato regolarmente e ha pagato. Per questo pensavo sinceramente che la questione si fosse chiusa lì. Invece ieri, poi, è scoppiato il finimondo". "Non siamo razzisti, né nostalgici del fascismo – continua Nunzia – E’ stato solo un grande equivoco. E possiamo dimostrarlo. Ci sono le telecamere all’interno del ristorante: hanno ripreso tutto".

Anche il cameriere accusato di razzismo, Claudio, è sconvolto dalla vicenda: "Non ho fatto nulla. Ho avuto solo un gesto di stizza perché quando la famiglia senegalese è entrata, c’è stata un po’ di confusione nelle ordinazioni. Tutto qui. Noi accogliamo tutti nel locale". "Abbiamo i menu in varie lingue, anche in arabo – riprende Nunzia – Non facciamo distinzioni, la nostra porta è sempre stata aperta per tutti. Com’è giusto che sia". "E poi – aggiungono dal ristorante – figuriamoci: con la crisi che c’è, siamo ancora più attenti nell’accoglienza".

Ora saranno i carabinieri a indagare, "ma intanto il danno è fatto – continua la ristoratrice – Siamo subissati di telefonate di insulti. Per non parlare di certe offese sui social. C’era davvero bisogno di alzare questo polverone per quel che è stato un malinteso?". Per Nunzia Barletta "essere accusata di avere un ristorante ’fascista’ fa ancora più male, vista la mia storia personale. La mia famiglia è una di quelle che hanno pagato un caro prezzo, durante il fascismo".

Manuel Spadazzi