Cinghiale in A14, "abbatterlo era l’unica soluzione"

Parla il comandante della polizia metropolitana

Claudio Rimondi, comandante della polizia locale della Città Metropolitana

Claudio Rimondi, comandante della polizia locale della Città Metropolitana

Imola, 12 maggio 2019 - La libertà delle verde Vallata, forse, aveva cominciato a stargli stretta, e così ha deciso di avvicinarsi all’uomo, fin troppo. Non c’è il lieto fine nella storia di un cinghiale maschio di 50 chili, che l’altra sera, intorno alle 20 ha paralizzato per almeno mezz’ora il traffico autostradale dell’A14, proprio in prossimità del casello imolese. L’ungulato, forse per una breccia nella recinzione che separa la campagna dalla via di comunicazione si è ritrovato imprigionato fra quest’ultima e il guardrail autostradale. «Una zona estremamente critica – spiega il comandante della Polizia locale della città metropolitana, Claudio Rimondi –, che ci ha costretto ad abbattere l’animale. Il cinghiale infatti, vagava liberamente a pochi metri dalle auto che transitavano ad alta velocità».

Comandante, in casi come questo, ai profani in materia, sorge subito una domanda: l’animale non si poteva sedare?

«La sedazione è una procedura che ha moltissime controindicazioni. Prima di tutto per praticarla occorre la presenza di un veterinario sul posto, che letteralmente prescriva le dosi corrette di tranquillante. Il farmaco però non ha un effetto immediato, si tratta infatti di una iniezione intramuscolo, che, colpendo all’improvviso l’animale potrebbe scatenarne il panico, e avrebbe potuto farlo correre anche in direzione della sede stradale, purtroppo non c’erano soluzioni alternative».

La chiusura del tratto autostradale, che ha richiesto anche la collaborazione della Polstrada, è un caso isolato o rappresenta un vostro intervento tipico?

«Come Polizia locale, interveniamo in tutti i casi di controllo faunistico, in questo caso si trattava di un’emergenza vera e propria».

Quello del cinghiale è un problema reale sul nostro territorio?

«Tendenzialmente gli esemplari tendono ad essere sempre più grossi, e sempre più prolifici. Se infatti, una volta, il nostro tipico ‘cinghiale maremmano’ arrivava massimo ai 70 chili, riproducendosi in 3 o 4 esemplari, ora abbiamo degli ‘ibridi’ che possono toccare i 150, e sono molto più prolifici».

E gli incidenti aumentano?

«La tendenza nel territorio imolese, fortunatamente, è inferiore a quella del resto della Città metropolitana. La concentrazione massima di sinistri registrati l’abbiamo nella zona sud della via Emilia, quella collinare, percentuali fortemente influenzate dal traffico, ma è molto meno frequente rispetto al capriolo, per esempio».

In che misura?

«Nel quinquennio 2012-2107 gli incidenti con i caprioli (registrati), rappresentano circa l’86%, mentre il cinghiale si ferma all’8%, seguito da daino e cervo, su un totale provinciale di 892».

Che consiglio si sente di dare agli automobilisti per tutelarsi dagli incidenti con la fauna selvatica?

«Una buona soluzione è dotarsi di una polizza assicurativa ‘ad-hoc’, dal costo di circa 30 euro annue: i risarcimenti sono molto difficili da ottenere, e il quadro giuridico deve ancora essere consolidato».