Collo dell’utero, vaccinazioni e screening

Collo dell’utero,  vaccinazioni  e screening

Collo dell’utero, vaccinazioni e screening

‘Cinque minuti tra cinque anni’. È questo lo slogan della campagna di comunicazione che la Regione rivolge alle 25enni emiliano-romagnole per lo screening del collo dell’utero. Nel 2023, infatti, è stata posticipata a 30 anni la prima chiamata allo screening, a iniziare dalle donne nate nel 1998 e vaccinate con almeno due dosi per Hpv, entrambe somministrate prima del compimento dei 15 anni.

Le donne vaccinate contro il Papilloma virus con almeno due dosi prima dei 15 anni hanno infatti un bassissimo rischio di sviluppare un tumore invasivo della cervice uterina prima dei 30 anni, ma resta un evento raro anche dopo. Fare il Pap-test potrebbe invece esporle ad un rischio di sovradiagnosi e sovratrattamento in un’età che nella maggior parte dei casi precede la prima gravidanza.

"Sulle popolazioni non sottoposte a screening, il tumore al collo dell’utero è tra i più frequenti nelle donne, ma chi aderisce regolarmente al test di prevenzione gratuito ha una bassa probabilità di ammalarsi gravemente, perché individuando precocemente una lesione la si cura prima che diventi un tumore invasivo – spiega la responsabile del programma screening dell’Ausl, Margherita De Lillo (foto) –. I dati parlano chiaro: a Imola nel 2021 sono state invitate a screening 8.142 donne, il 66,7% ha aderito (5.371), 292 sono state invitate a colposcopia e solo a 25 di queste è stata rilevata una lesione che ha portato a conizzazione, ossia all’asportazione della stessa, senza ulteriori necessità di cura".

L’adesione alla vaccinazione Hpv, prima, e allo screening poi, è quindi essenziale.