Come tutelare l’olivo dalla xilella

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L’Olivo, diffuso in tutta Italia nelle zone temperate calde, da qualche tempo è stato colpito da una gravissima infezione, in particolare nella zona del Salento, provocata dal batterio xilella fastidiosa per il quale è stato emanato un decreto Ministeriale di lotta obbligatoria contenente le norme di carattere agronomico e chimico necessarie, al fine di contenerne la diffusione.

La malattia, denominata comunemente ‘sindrome del disseccamento rapido dell’olivo’, ha infettato migliaia di alberi costituenti un patrimonio inestimabile naturale, non solo sotto il profilo economico ma anche paesaggistico, poiché queste piante centenarie, in alcuni casi plurisecolari, svolgono un ruolo ambientale di grande rilievo. La sintomatologia batterica dapprima inizia con una generale clorosi e accartocciamento delle foglie, oltre a imbrunimenti interni della massa xilematica o legnosa paragonabili a una malattia vascolare, per cui la pianta evolve poi in un rapido disseccamento, quasi un colpo apoplettico che porta in breve tempo alla sua totale necrosi. L’eziologia della batteriosi è assai complessa e sembra sia imputabile a una serie di cofattori. La trasmissione della patologia avviene, tra l’altro, tramite insetti vettori fitofagi, i quali possono facilmente diffondere l’infezione dalle piante ammalate a quelle sane. Anche la carenza o la non corretta applicazione di buone norme agronomiche, quali la presenza di erbe infestanti e la mancata disinfezione degli attrezzi cesori, sembrano avere facilitato la batteriosi. Un primo significativo intervento, previsto dai disciplinari di difesa ecosostenibile, è quello contro i fitofagi vettori: adottare criteri di lotta biologica e integrata mediante un uso corretto di fitofarmaci a basso impatto ambientale. Infine, viene considerato di importanza strategica il divieto di commercializzazione e di sospensione del passaporto fitosanitario anche per alcune piante fruttifere, possibili trasmettitrici della patologia.

Luigi Marchetti, fitopatologo