Coronavirus buoni spesa Imola. "Troppe domande incomplete"

Il Comune: "Così tempi più lunghi per la verifica". E i sindacati protestano per come vengono gestiti i contributi: "Criteri da rivedere"

Protezione civile, i moduli per i buoni spesa

Protezione civile, i moduli per i buoni spesa

Imola, 8 aprile 2020 - Stanno diventando un caso i buoni spesa finanziati dal Governo e gestiti dal Comune, al quale da Roma sono arrivati 370mila euro a tale scopo. Nel giorno in cui le richieste degli imolesi sono arrivate a quota 350, l’ente di piazza Matteotti fa sapere che "purtroppo molte domande sono incomplete, costringendo gli uffici preposti a tempi più lunghi per la loro verifica".

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Sì perché prima di erogare la cifra a cui si ha diritto (sia sotto forma di accredito sul conto corrente bancario o postale sia di buoni spesa), le istanze vanno prese in carico dal servizio Politiche sociali, abitative e della coesione del Comune, che effettua l’istruttoria delle domande, in accordo con Asp, sottoponendole ai controlli anagrafici e alle successive verifiche sulle situazioni dei nuclei, per verificare che chi fa richiesta abbia i requisiti. "La volontà è quella di esaminare tempestivamente le domande complete e dopo una rapida verifica dei requisiti necessari, procedere all’assegnazione del contributo – avvertono dal Comune – accreditandolo sul conto corrente o assegnando i buoni spesa ai beneficiari via via individuati".

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Nel frattempo però i sindacati protestano per la gestione di tali contributi. Ed esprimono il loro "disappunto" rispetto alla scelta del Comune di disciplinare i criteri necessari per l’individuazione e l’erogazione del sostegno economico "senza tenere in considerazione il punto di vista di chi conosce il territorio e le esigenze dei cittadini". In una lettera al commissario Nicola Izzo firmata dai rispettivi vertici locali (Mirella Collina, Danilo Francesconi e Giuseppe Rago), Cgil, Cisl e Uil fanno sapere di aver "chiesto di condividere i criteri a livello circondariale. Ma purtroppo – aggiungono – anche questa volta ogni sindaco ha deciso a modo suo, facendo quindi risaltare le differenze tra cittadini di un comune rispetto all’altro".

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Un esempio? "Un nucleo familiare di 5 persone di Imola percepisce 350 euro, mentre in altri comuni del circondario lo stesso nucleo di 5 persone ne percepisce 600 – fanno notare i sindacati –. Non è mai stato questo lo spirito del Circondario". Inoltre, "ci trova contrari la scelta di escludere chi possiede un sostegno pubblico – proseguono –, poiché talvolta è talmente esiguo tale reddito che le famiglie si ritrovano in una povertà assoluta". Per questo motivo, "le chiediamo che vengano tenute in considerazione le entrate effettive nel nucleo familiare", mandano a dire i sindacati a Izzo, sottolineando come sia inoltre "necessario alzare la soglia massima di liquidità a 5mila euro per nuclei con tre componenti. Riteniamo inoltre indispensabile – vanno avanti Collina, Francesconi e Rago – mettere in sicure zza le persone che in questo momento sono in attesa di un percorso di regolarizzazione nel nostro territorio, sprovvisti in questo momento dei requisiti per accedere ai servizi".

Il motivo è presto detto: "Troviamo necessario che siano ricompresi nei bandi anche le persone con il solo domicilio nel comune perché le restrizioni previste nelle ordinanze e Dpcm non consentono lo spostamento in altri comuni e regioni", osservano i sindacati, che giudicano quindi "impraticabile" l’idea che queste persone "possano fare domanda nel loro Comune di residenza". In sintesi, "chiediamo che vengano rivisti i criteri e che venga data una risposta tangibile alle persone in difficoltà, prima della festività pasquale – concludono i sindacati –, per permettere ai cittadini di avere un pasto caldo in tavola".