Dpcm Imola, Covid e ristoranti "Paghiamo l’incompetenza di chi governa"

L’analisi di Matteo Dalpozzo, titolare del Mamma Mia Cafè: "Danni peggiori di quelli del lockdown. È il fallimento di un sistema"

Matteo Dalpozzo, uno dei titolari del Mamma Mia Cafè

Matteo Dalpozzo, uno dei titolari del Mamma Mia Cafè

Imola, 28 ottobre 2020 - Ha fatto in pochi minuti il giro di Imola, il post di sfogo dei titolari del Mamma Mia Cafè pubblicato sulla pagina Facebook del noto locale del quartiere Pedagna. Trenta righe, corredate da due fotografie emblematiche, che racchiudono tutta la frustrazione della prima saracinesca abbassata alle 18 nel rispetto delle disposizioni del nuovo Dpcm.

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Matteo Dalpozzo, se non è un colpo di grazia poco ci manca per i già provati bar e ristoranti... "Il periodo di lockdown ci colse tutti alla sprovvista, praticamente impreparati, ma si innescò l’inventiva per superare la criticità. Oggi ci sono soltanto rabbia e delusione".

Mesi di sacrifici ed investimenti vanificati. "Siamo stati dei ’talebani’ nella ferrea applicazione dei protocolli nel nostro locale. Abbiamo rinunciato a tanti coperti pur di mantenere le distanze tra i clienti, lasciando sempre più libero il bancone. Quanti litigi con i clienti poco scrupolosi e quante ore trascorse a sanificare ogni angolo dei nostri spazi".

Un impegno non indifferente... "Tanti investimenti, in termini di tempo e denaro. Abbiamo allestito un nuovo spazio esterno per migliorare la nostra proposta aperitivo in sicurezza ed assunto una dipendente per potenziare il servizio al tavolo. E’ questa, da cinque mesi, la modalità principale con la quale soddisfiamo la nostra clientela che ci apprezza per le colazioni e le degustazioni di vini e birre artigianali".

E’ calcolabile il danno economico che deriva dall’ultimo giro di vite? "Sarà sicuramente superiore a quello generato dal vecchio lockdown. Nelle scorse settimane, con i tempi all’italiana, qualche sostegno tra ammortizzatori sociali ed incentivi a fondo perduto si è materializzato. L’auspicio è quello che vengano davvero rafforzati per tutti i settori in difficoltà. Il punto però è un altro. Ci troviamo davanti al fallimento di un modello di gestione da parte dello Stato".

Cioè? "Per colpa delle negligenze di alcuni, chiudiamo tutti. La totale incapacità dei vertici statali di distinguere i codici Ateco, di controllare il territorio verificando la concreta applicazione delle disposizioni, di investire nei mezzi pubblici, nell’istruzione e nella comunicazione più efficace ha portato all’attuale situazione".

Intravede qualche lacuna anche da parte dei colleghi? "In generale il comparto della ristorazione non ha saputo cogliere nel disagio l’opportunità di fare un salto in avanti in termini qualitativi. Alzare l’asticella della qualità comporta l’inevitabile innalzamento dei prezzi ed il rischio di perdere una parte di clienti".

Sarebbe una mezza rivoluzione... "E’ quello che avviene nella ristorazione di alto livello con la ricerca assoluta della migliore proposta. Il tutto a prescindere dalla pandemia e dal Covid. Un concetto di ristorazione diverso ma al quale bisognerebbe puntare per evitare un livellamento verso il basso che danneggia l’intero settore".

Umore della clientela? "Tanto affetto e tanta solidarietà nei nostri confronti. Gli avventori però faticano a modificare orari ed abitudini".

Come rispondere al periodo difficile? "Con il lavoro. Abbiamo riavviato il servizio d’asporto, con ritiro dalle 18 alle 20, e le consegne a domicilio. Stiamo mettendo a punto alcune iniziative originali e teniamo viva la proposta del Baccanale con il brunch domenicale. Coesione d’intenti con il Comitato baristi e ristoratori imolesi per il miglioramento generale delle nostre condizioni e tutele".