Imola e la crisi Ucraina, Confindustria in allarme: "Guerra e rincari, tempesta perfetta"

Il Tavolo delle imprese Gasparri inquadra il difficile momento del comparto produttivo: "Così la crescita si ferma"

Marco Gasparri, numero uno della delegazione locale di Confindustria

Marco Gasparri, numero uno della delegazione locale di Confindustria

Imola, 1 maggio 2022 - Se il 1° maggio dei lavoratori sarà carico di ansie e preoccupazioni, di certo in questo periodo non sorridono nemmeno le aziende. "È la tempesta perfetta", allarga le braccia Marco Gasparri, presidente del tavolo delle imprese imolesi e numero uno della delegazione locale di Confindustria Emilia, in riferimento alla scarsità di materie prime provocata dalla guerra e dagli effetti del Covid nonché ai rincari dei costi energetici.

Presidente Gasparri, a livello nazionale l’Istat registra un meno 0,2 per cento del Pil nel primo trimestre dell’anno, rispetto però a previsioni che andavano dal meno 0,5 a meno 1,3 per cento. Come va sul territorio?

"Il territorio ancora regge, anche se i ritmi di crescita previsti al 24 febbraio (data di inizio dell’invasione dell’Ucraina, ndr) non saranno mantenuti. Non abbiamo ancora dati regionali o metropolitani, ma dovremo allinearci a quelli nazionali che parlano di un probabile più 3% su base annua. Ci sarebbe bisogno che finisse la tragedia guerra, nonché di un miglioramento della situazione cinese".

Lì sono tornati i lockdown... "Quelli pesano moltissimo. Abbiamo aziende con canali di importazione per componenti di elettronica e semiconduttori che sono in crisi. E a questo si aggiunge la minore reperibilità del materiali e terre rare che arrivano dall’Ucraina. La nostra filiera regge e produce, ma sconta le ormai croniche mancanze effetto del post Covid. Ora comincia a scarseggiare materiale da trasformazione anche nell’agroindustriale. E non c’è solo l’olio di semi di girasole, ma anche derivati del grano lavorati in Italia. Non siamo in recessione, però tutto questo combinato disposto provoca una frenata".

Quali sono oggi gli effetti caro energia per le imprese?

"Ci mancano solo le cavallette, è una tempesta perfetta. E non riguarda solo le imprese, che in qualche modo sono riuscite almeno in parte a tutelarsi con nuovi contratti, ma anche le famiglie. Le organizzazioni sindacali ci chiedono oggi di aiutarle, tramite il Tfr o altro. Le imprese però non stanno certo stappando lo champagne, visto che escono a loro volta da due anni difficili. E poi c’è il tema del credito: chi dovrebbe garantirlo non si sbilancia, e resta invece alla finestra...".

A livello locale, gli annunciati nuovi insediamenti in zona industriale fanno ben sperare?

"Stiamo lavorando molto bene con l’amministrazione. E i risultati cominciano ad arrivare. Sicuramente questi insediamenti daranno aiuto a quelle categorie di persone inoccupate, sempre che queste accettino. Non si tratta però banalmente di facchinaggio, ma di industria 4.0. E dunque è una questione competenze. Chi non ha i requisiti, apra i libri e studi. Non ci possiamo permettere di creare contenitori e lasciarli vuoti".

Un discorso che a livello locale sentiamo fare spesso. E che ha dato vita a progetti per il collegamento di istruzione e imprese...

"Qui c’è un ecosistema forte. Con ‘Officina digitale’ stiamo creando una rete affinché le persone possano aumentare il loro livello di conoscenza e le aziende siano in grado di trovare quello che a loro manca".

Una settimana fa a Imola c’è stato il Gran premio di Formula 1. Cosa resta?

"È stata una boccata di ossigeno enorme per commercio, ristorazione e ospitalità. Uno spettacolo bellissimo vedere Imola come ai bei tempi, la dimostrazione che fare insieme è un moltiplicatore. Sì va bene un po’ di fango, il deflusso lento e tutto il resto: ma la città nel complesso si è fatta trovare pronta. Non so se l’indotto sarà di 10, 20 o 200 milioni, aspettiamo i dati della Camera di commercio. Il ritorno di immagine però è enorme".