Imola, degrado in Galleria Risorgimento. "C’è un rischio ghetto"

Martini (Confabitare) si appella al Comune

Filippo Martini (Isolapress)

Filippo Martini (Isolapress)

Imola, 5 luglio 2019 - Tornano ad accendersi i riflettori sulle condizioni di degrado nella Galleria Risorgimento, di fronte a piazza Caduti per la Libertà, a pochi metri da dove un tempo c’erano gli uffici dell’Urp e il bar Colonne. A protestare per quanto accade in quel tratto di città un po’ isolato ma comunque in pieno centro storico, nel quale hanno sede i bagni pubblici, è questa volta la delegazione imolese di Confabitare.

«Qui stazionano giorno e anche notte più persone che molto spesso non fanno altro che bere, fumare e probabilmente altro – ricorda in una lettera aperta indirizzata alla sindaca Manuela Sangiorgi e all’assessore alla Sicurezza, Andrea Longhi, il responsabile locale dell’associazione che rappresenta i proprietari immobiliari, Filippo Martini –. Molte volte si percepiscono urla, forse segno di ubriachezza che si trasforma in atteggiamento molesto».

L’ultimo episodio accaduto in zona («che ha destato attenzione e preoccupazione dei passanti», racconta Martini) risale circa una settimana fa e ha visto come protagonista «una signora che urlava frasi sconnesse, alla presenza di altre persone del ‘giro’ di quella galleria», ricostruisce il delegato imolese di Confabitare.

La questione è nota ed è stata dibattuta negli anni scorsi anche dalla politica locale, se non fosse altro per il fatto che proprio in quella zona ci sono gli uffici dei gruppi consiliari. Ora però la presa di posizione dell’associazione aggiunge pressione al Comune.

«Siamo consapevoli che tali situazioni sono presenti in ogni città e probabilmente anche in altre zone della nostra, e che lo sono da tempo – concede Martini –. Tuttavia riteniamo che il fatto che ciò si verifichi sotto una galleria che è un comodo tratto di raccordo al coperto tra la via Appia e la piazza principale della città, sia un segno tangibile e sintomatico della situazione che sta purtroppo vivendo (ormai da tempo) il nostro centro storico».

Il problema, non solo secondo Confabitare, «è che, se non s’interviene per tempo, l’area stessa potrebbe essere presa d’assedio e divenire un vero e proprio ‘ghetto’ di riferimento, non proprio edificante per l’immagine e il decoro della nostra città e con grave nocumento anche per i proprietari degli immobili che ormai, pochissimi, residuano nell’abitare, lavorare e vivere il nostro centro storico»

Come se ne esce? Martini mette sul tavolo una proposta: «Un’ipotesi, qualora altre non siano già state percorse (immagino che i contatti con Servizi sociali e Asp siano già attuati), potrebbe essere quella di un bando aperto ai giovani per sviluppare proposte e idee finalizzate alla ripresa di queste aree che vada peraltro di concerto con l’individuare le cause del degrado, e l’aiuto concreto e fattivo per le persone che si trovano a vivere situazioni così al limite».