Depositi cauzionali, sos delle aziende "Soglie dimezzate, un’altra batosta"

Menna: "Intervenire sugli spread o non riusciremo più a reggere"

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Non è classificata come azienda ‘energivora’ o ‘gassivora’, appellativo riservato a quelle realtà che hanno maggiore bisogno di elettricità o metano. Ma nonostante ciò, ha rischiato di vedere una preziosa quota del proprio capitale bloccata. Quanto accaduto a Menna Casting, azienda specializzata nella realizzazione di stampi e pressofusi in alluminio e magnesio con sede a Toscanella di Dozza e associata a Confapi (Confederazione italiana della piccola e media industria privata), è paradigmatico di quanto sta accadendo a tante altre piccole medie imprese del territorio.

Se infatti fino a poche settimane fa il deposito cauzionale era richiesto solo alle aziende con consumo oltre il GigaWat, ora la soglia è stata dimezzata a 500 MegaWat, andando dunque a toccare un’ampia pletora di aziende. Per quanto il fornitore energetico abbia tranquillizzato l’azienda sostenendo che "a fine anno quei soldi saranno restituiti", ciò non toglie che si tratti di un’immobilizzazione finanziaria molto, troppo impegnativa. Qualora poi, a seguito di trattative tra azienda cliente e fornitore energetico – come accaduto a Menna Casting – il deposito cauzionale venga meno e non sia più richiesto, allora lo spread subisce un ulteriore rialzo.

"Capisco molto bene le ragioni di liquidità che stanno alla base di queste richieste – commenta Antonio Menna, amministratore di Menna Casting – la massa degli impaganti infatti a livello civile ed industriale sta diventando grande. Trovo però totalmente inappropriato che colossi economici di multiutility siano costretta a chiedere supporto alle piccole medie imprese. È una storia che suona molto male".

Allocare infatti così tante migliaia di euro per il proprio fornitore energetico comporta il fatto di non allocare risorse per il normale sviluppo di business dell’azienda. In parallelo, poi, c’è il tema ormai ampiamente noto di costi e rincari.

"In questo momento delicatissimo –in cui si rischia di inficiare il buon tasso di crescita che le nostre piccole e medie aziende emiliane realizzato con tanto lavoro e sacrifici in questi mesi, chiediamo a ciascuno di fare la propria parte – dichiara il presidente di Confapi Emilia, Alberto Cirelli (nella foto) –, con quella responsabilità che anche le multiutility devono avere: non è possibile che siano le sole Pmi a sobbarcarsi i rischi finanziari legati a questo difficile e imprevisto momento".