Imola, il caso discarica. Il Comune contro la Regione

Al Consiglio di Stato la Giunta si costituirà in giudizio nell’appello promosso da viale Aldo Moro

Una delle manifestazioni che gli avversari della discarica hanno inscenato davanti alla Regione

Una delle manifestazioni che gli avversari della discarica hanno inscenato davanti alla Regione

Imola, 21 ottobre 2018 - Sulla questione discarica il Comune fa sul serio. La Giunta guidata dalla sindaca Manuela Sangiorgi ha deciso di costituirsi in giudizio nel ricorso in appello promosso dalla Regione al Consiglio di Stato contro la sentenza pronunciata dal Tar a inizio anno sulla sopraelevazione dell’impianto dei Tre Monti.

E il 20 dicembre sarà al fianco di cittadini, comitati e associazioni ambientaliste che da tempo si oppongono all’ampliamento. A gennaio i giudici amministrativi di primo grado hanno infatti accolto l’istanza di Wwf, Panda Imola, Legambiente e privati che chiedevano l’annullamento della delibera con la quale, a fine 2016, la Regione ha approvato il provvedimento di Valutazione di impatto ambientale relativo alla sopraelevazione del terzo lotto.

In estrema sintesi, il Tar ha censurato il provvedimento di Via in quanto il progetto unitario presentato da Con.Ami ed Herambiente per la realizzazione della sopraelevazione (terzo lotto) e l’ampliamento in estensione (quarto lotto) della discarica, dopo aver ottenuto il dissenso del ministero dei Beni Culturali, è stato formalmente separato in due distinti progetti.

La Regione ha ritenuto inoltre privo di efficacia il parere negativo della Soprintendenza sulla sopraelevazione, in quanto sul sedime dell’esistente discarica non grava il vincolo paesaggistico, che invece interessa il quarto lotto. La sentenza del Tar ha però evidenziato che, ai fini del corretto iter procedimentale, la Regione avrebbe dovuto valutare l’impatto ambientale in un’ottica complessiva. E per questo motivo non poteva ritenere inefficace il parere negativo del ministero.

Contro il pronunciamento del Tribunale amministrativo di primo grado hanno però fatto ricorso al Consiglio di Stato, oltre che la Regione, anche Con.Ami ed Hera. Ora l’amministrazione comunale pentastellata, a differenza della precedente Giunta che era rimasta fuori dalla contesa, ha deciso di scendere in campo.

E dal momento che nelle proprie linee di mandato ha indicato l’obiettivo di «chiudere e bonificare il sito», in questa fase ha ritenuto opportuno dare seguito a quell’impegno. Secondo quanto trapela dal Comune, nel mirino della Giunta (che ha già affidato l’incarico legale) ci sarebbero, in particolare, l’«assenza di monitoraggi» e di una «valutazione complessiva delle problematiche igienico-sanitarie», nonché degli «impatti ambientali che gli ampliamenti previsti produrrebbero sulla salute delle persone». Secondo la nuova amministrazione esisterebbero, insomma, «sussistenti ragioni di opportunità» per costituirsi in giudizio davanti al Consiglio di Stato.