Donne e imprese Un percorso ancora lungo

Donne e imprese  Un percorso  ancora lungo

Donne e imprese Un percorso ancora lungo

Mirella

Collina*

Per raggiungere una parità di genere nel mondo del lavoro c’è ancora molto da fare. Purtroppo sulle donne grava il lavoro di cura di cui devono farsi carico, l’accudimento dei figli, della casa, dei genitori e questo si ripercuote negativamente nell’ambito lavorativo. Il divario salariale e le difficoltà di carriera sono infatti causati da un mercato del lavoro basato ancora su schemi in prevalenza maschili, che non favoriscono la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, penalizzando le donne anche nelle pensioni. Cosa fare: un congedo di paternità con quota obbligatoria che vada oltre la soglia minima di 10 giorni, per garantire la genitorialità condivisa, innalzare a 10 mesi la retribuzione al 100%, fino ai 12 anni del figlio, fruibili da entrambi i genitori, prevedere condizioni di accesso alla formazione favorevoli alle donne e in particolare per le professionalità legate alle nuove tecnologie e percorsi di formazione che valorizzino le lavoratrici al rientro della maternità (il più delle volte penalizzate per l’assenza). Il nostro lavoro deve essere quello di intervenire sulla costruzione degli indici per la produttività, escludendo i fattori discriminanti come quello legato alla sola presenza al lavoro e valorizzando modelli organizzativi che consentano percorsi di carriera alle donne. Inoltre, contrattare l’organizzazione del lavoro, affinché la flessibilità oraria e il lavoro agile siano strumenti di riequilibrio fra tempi di vita e di lavoro (compreso il lavoro di cura), tutelando progressività di carriera e riconoscimenti professionali. Poi abbattere la precarietà e contrastare i part time involontari, dilagante soprattutto nell’universo femminile, per una buona qualità del lavoro. Buoni accordi sono stati fatti nel nostro territorio per il contrasto alle molestie e violenze nei luoghi di lavoro e per migliorare le condizioni di lavoro, in particolare delle donne, che purtroppo ancora oggi restano le più penalizzate.

*segretaria Cgil Imola