Fermo convalidato, in carcere il killer di Fabio Cappai

Accolte le richieste della Procura minorile. Il 16enne agli inquirenti: "Continuerò a collaborare alle indagini"

Gli inquirenti durante i rilievi

Gli inquirenti durante i rilievi

Imola, 20 luglio 20 22 - Fermo convalidato e disposto il trasferimento in carcere, tutto come richiesto dalla Procura minorile. Un’intera mattinata, ieri, dedicata prima al conferimento dell’incarico autoptico (iniziato alle 12), poi all’interrogatorio di garanzia del sedicenne toscano accusato di omicidio volontario di Fabio Cappai , 23 anni accoltellato nella notte tra venerdì e sabato a Castel del Rio.

Omicidio di Fabio Cappai a Castel del Rio, lutto cittadino per l’addio

Il giovane, che deve rispondere anche del possesso del coltello con lama di nove centimetri utilizzato per l’assassinio, fino a ieri era stato collocato nell’istituto di prima accoglienza semore all’interno del Pratello. Il gip Anna Filocamo ha rigettato le richieste dell’avvocato Alberto Padovani di una misura meno afflittiva, i domiciliari o una struttura protetta.

Reoconfesso. "Ha risposto alle domande del giudice – il commento del legale al termine dell’udienza di convalida – e ha ribadito la versione dei fatti data nell’immediatezza davanti ai carabinieri".

Tutto è iniziato in un bar di Castel del Rio, una lite poi sfociata in rissa, proseguita nel vicino al campo da calcio del centro sportivo della piccola frazione collinare. Il sedicenne, che aveva già con sè il coltellino, secondo quanto ricostruito, si è scagliato addosso a Fabio colpendolo con tre fendenti al fianco, al petto (vicino al cuore) e su una gamba come ha confermato l’autopsia terminata in serata dal medico legale Arianna Giorgetti nominata dal procuratore capo dei Minori Silvia Marzocchi (la famiglia della vittima, con l’avvocato Daniela Mascherini, ha nominato Donatella Fedeli come proprio consulente, mentre quella del baby assassino si è riservata di farlo nei prossimi giorni). "Non volevo farlo – ha ribadito l’indagato davanti a pm e gip –, sono andato oltre. Chiedo scusa alla famiglia di Fabio, ho commesso qualcosa di troppo grande".

 

Un messaggio ripreso dal padre del sedicenne – la famiglia vive a Piancandoli, frazione di Fiorenzuola – ieri al Corriere Bologna: "Non avrei mai immaginato che mio figlio avrebbe potuto compiere un gesto del genere. Proviamo troppa vergogna, vorremmo incontrare i genitori di Fabio e chiedergli scusa ma sappiamo che per loro non sarà facile perdonare".

 

Movente Il minorenne ha fatto subito trovare l’arma del delitto, gettata in un fosso in località Valsalva. "E – ha confermato anche ieri – sono pronto per continuare a collaborare con le indagini».

 

Incensurato, fino a quella maledetta notte senza macchia, nessun carico pendente, nè indagini a carico, è ora seguito costantemente da uno psicologo (ieri ha rivisto i genitori). Gli inquirenti, che hanno sentito decine di persone, sono riusciti a ricostruire i rapporti tra vittima e omicida. I due si conoscevano di vista, si erano già incrociati varie volte e, a quanto pare, in passato avevano avuto uno screzio. Molti dubbi ancora sul movente: un litigio dopo una battuta sui capelli rossi di Fabio o qualcosa d’altro? "Ci sono molti punti non chiari", confida l’avvocato Padovani.

 

Il fascicolo Intanto l’indagine dell’Arma prosegue per capire se attribuire altre responsabilità pe r la tragedia. In particolare si sta cercando di capire chi, degli altri ragazzi che hanno preso parte alla zuffa, potrebbe avere avuto un ruolo per un eventuale contestazione di concorso in rissa o lesioni. E, secondo indiscrezioni, sarebbero almeno due quelli maggiormente sospettati.