Fermare chi vuole un mondo senza diritti

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Marco

Signorini

In piazza per invocare la pace. Quello che si celebrerà oggi sarà un Primo maggio diverso dai ’soliti’. Le bandiere, oltre che per chiedere il rispetto dei diritti dei lavoratori, sventoleranno tutte assieme per condannare un conflitto che ha riportato il nostro continente agli anni più bui della Guerra fredda. In gioco, questa volta, c’è il futuro del mondo che siamo abituati a conoscere. In ’gioco’, ci sono le vite di milioni di persone: quelle che vedono i missili ’piovere’ dal cielo e quelle che devono e dovranno affrontare il dramma economico che questo conflitto provocherà.

La sensazione, purtroppo, è che questa guerra si protrarrà ancora per molto tempo perché, da un bagno di sangue per la conquista di territori solo apparentemente lontani dal nostro Paese, si è presto trasformata in un braccio di ferro per l’egemonia economica e culturale sul mondo che verrà. Non ci sono solo Russia e Ucraina, ci sono gli Stati Uniti, la Cina, l’India e tante altre potenze militari che, per ora solo a distanza, si stanno misurando. E, in mezzo, c’è l’Europa che assomiglia ai manzoniani vasi di terracotta ’costretti a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro’. L’Italia e l’Europa, rinate sulle ceneri dei totalitarismi, per decenni si sono fatte messaggere di pace e democrazia credendo che il mondo si potesse trasformare in un grande mercato dove c’è posto per tutti ma, ora, questo sogno sembra andare in frantumi come l’idea di un mondo occidentalizzato. Forse anche perché qui, nel mondo libero, già da troppi anni, vengono rimessi in discussione diritti che sembravano ormai acquisiti. La Festa dei lavoratori serve anche a questo: a ricordarci che le persone vengono prima di Pil e spread e che chi vuole un mondo senza diritti va fermato.