Imola, il vescovo contro i manager bocconiani nelle coop

Il monito di Ghirelli: "Evitare forme speculative, Mutualità e solidarietà devono rimanere i valori cardine"

Il monito del vescovo di Imola, Tommaso Ghierlli

Il monito del vescovo di Imola, Tommaso Ghierlli

Imola, 18 aprile 2018 - Attenzione a una gestione troppo manageriale delle Coop perché c’è la tentazione alla finanziarizzazione anche di questo tipo di economia. È uno stop ai manager ‘bocconiani’ nella cooperazione quello del vescovo di Imola, Tommaso Ghirelli, arrivato parlando alla platea durante un incontro a Bologna dedicato ai 50 anni di Confcooperative Emilia-Romagna, l’associazione che raggruppa tradizionalmente le cosiddette coop bianche, cioè quelle vicine al mondo cattolico.

«La natura della cooperazione – ha detto il vescovo ai giornalisti al termine del suo intervento – è un’economia diversa da quella che si insegna nelle università, è un’economia specifica. Siccome ora l’economia tende a privilegiare la finanza speculativa diventa anche alternativa all’economia cooperativa che è basata sulla solidarietà».

Per Ghirelli la tentazione di avere ‘manager’ della Bocconi c’è. «Io non sono un osservatore così attento della situazione dentro la cooperazione – ha detto – però intravedo la tentazione di darle in mano ai manager perché oltretutto sono entrate in circuiti più ampi e sono coinvolte dentro l’economie più ampie. Perché ho citato la Bocconi? Perché è quella più rappresentativa».

«Mutualità e solidarietà devono rimanere i valori cardine del movimento cooperativo, che in questi 50 anni si è dimostrato capace di trasformare i bisogni delle comunità in imprese generatrici di sviluppo e occupazione nei territori», ha confermato Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna, che ha accolto le circa 300 persone intervenute all’incontro che ha visto tra i protagonisti anche l’ex presidente della Commissione europea e presidente del Consiglio dei ministrti Romano Prodi e il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che hanno partecipato alla tavola rotonda.

«C’è bisogno ancora di più di cooperazione. Perché la società si sta frammentando, ci sono sempre più interstizi, sempre più problemi e la cooperazione deve inserirsi in questi aspetti nuovi per adempiere a quella che è sempre stata la sua funzione: elevare il mondo del lavoro – ha ribadito Prodi –. La cooperazione ha inoltre il compito di proteggere e aiutare il mondo del lavoro e oggi è complicato. Perché, con tutti questi nuovi lavori e questa società così frammentata, anche il compito delle cooperative è diventato più difficile. L’Emilia-Romagna? – conclude il professore –. Sotto questi aspetti è esemplare, ha avuto momenti meravigliosi ma anche crisi profonde e durissime. Pensiamo alla grande edilizia emiliana al tempo della crisi, la mancata diversificazione. Ma il suo compito la cooperazione lo ha svolto, nella maggior parte dei casi. Mediamente, la cooperazione ha resistito meglio alla crisi delle altre imprese».

m. s.