
Il condominio costruito al posto dell’ex albergo Nettuno in viale Tasso
Con la certezza che le carte fossero in regola, hanno comprato gli appartamenti costruiti al posto dell’ex albergo Nettuno, in viale Tasso a Riccione. A vent’anni dalla costruzione però, i proprietari rischiano la demolizione dell’immobile per una sentenza che, su ricorso dei vicini, ha annullato la concessione edilizia. Un pugno nello stomaco, che ha mandato gli interessati in fibrillazione. Il danno economico che si profila è infatti astronomico. Interviene Paolo Travagli di Cento che l’11 dicembre 2015 con la moglie Francesca ha acquistato uno dei dieci alloggi. Ora più che mai, con gli altri proprietari, è deciso a continuare la battaglia legale o a trovare un’equa soluzione con il Comune, al quale chiede di assumersi le sue responsabilità. "Abbiamo acquistato l’immobile da un privato con regolare atto registrato dal notaio _ premette _. Su questo abbiamo investito tutti i nostri risparmi, accendendo un mutuo in banca, che ha mandato un suo perito a verificare la regolarità dell’immobile. Il 5 aprile 2019 però riceviamo dal Comune di Riccione una comunicazione che, in base alla sentenza del Consiglio di Stato (ln. 6738/2018), ha annullato la concessione edilizia, rilasciata dal Comune. A quel punto siamo venuti a conoscenza che anni prima, appena terminata la costruzione della palazzina, due vicini avevano intentato una causa contro il Comune e Mulazzani Costruzioni per il mancato rispetto delle distanze tra i fabbricati". In sintesi, secondo il Consiglio di Stato il Comune avrebbe concesso lo sforamento delle distanze (circa il 10%) alla società di costruzione, che però aveva edificato regolarmente in base alla concessione edilizia, che prevedeva ampliamenti in deroga al Piano urbanistico. "Dopo svariati ricorsi e appelli _ continua Travagli _ i vicini sono arrivati al Consiglio di Stato ottenendo l’annullamento della concessione edilizia. A quel punto, con gli altri condomini siamo stati costretti a rivolgerci a un avvocato. Dopo la comunicazione del Consiglio di Stato i vicini hanno chiesto la demolizione della palazzina. Ci siamo costituiti in giudizio e siamo ricorsi al Consiglio di Stato, che ci ha dato ragione, definendo non adatta la procedura della demolizione, in quanto la parte da sanare interessa circa il 10 per cento del fabbricato. Nonostante questo, il 20 dicembre 2019 il Comune ci ha notificato l’ordine di demolizione, per di più indicando termine perentorio di 60 giorni, cosa illegittima. Dopo altre peripezie legali, lo scorso gennaio il Comune ci ha notificato un nuovo ordine di demolizione senza proporci soluzioni alternative". Come sottolinea Travagli, tutti hanno acquisito la casa in totale buona fede e con contratti regolari e ora ci si trova in questa surreale situazione che rischia di mettere sulla strada diverse famiglie "Mi sento di subire un furto, di essere rapinato_ sbotta _ con l’investimento fatto per i miei figli vanificato".
Nives Concolino