Meno donazioni e meno donatori. I dati sulla raccolta sangue diffusi nei giorni scorsi dalla Regione, che per quanto riguarda la città e il circondario vedono un calo, tamponato solo in parte dall’aumento del plasma, trovano conferma nel bilancio stilato dall’Avis. I numeri dei primi otto mesi di quest’anno, in controtendenza con quanto accade nel resto dell’Emilia-Romagna, messi a confronto con lo stesso periodo del 2023 evidenziano infatti un calo di 100 donazioni di sangue intero. E scende anche il numero dei soci attivi: meno 20. "Sono numeri che ci devono fare riflettere – afferma Paolo Monti, presidente dell’Avis di Imola –. E che, nell’ambito del nostro comprensorio, sono omogenei. Certo l’Avis di Imola è quella che contribuisce in modo determinate a questa negatività, infatti, ha il maggior numero negativo: 114 donazioni di sangue intero in meno rispetto alla stesso periodo dello scorso anno". A fare compagnia all’Avis di Imola ci sono quelle di Casalfiumanese, Castel del Rio, Castel Guelfo e Castel San Pietro, queste ultime due con numeri decisamente poco significativi, tre donazioni in meno per ciascuna. Tuttavia ci sono Avis con risultati più brillanti, per esempio l’Avis di Fontanelice con 21 donazioni in più, l’Avis di Mordano con 22 donazioni in più, come pure l’Avis di Tossignano con un + 1.
Diverso è il quadro della situazione delle donazioni di plasma, che sono allineate con quelle regionali. Nel circondario sono aumentate di 51 unità, il 7,24% rispetto al 2023, l’Avis di Imola con 28 donazioni in più seguito da Castel San Pietro con 18 donazioni e Mordano con 6. "Da un lato sono preoccupato da questi dati negativi – prosegue Monti –,ma vediamo con favore un aumento per la raccolta del plasma per il quale c’è un maggior consumo rispetto al sangue intero, tanto che anche l’Avis nazionale sta cercando di promuove sempre di più la raccolta di plasma". Poi, un’analisi dei possibili motivi alla base della contrazione dei numeri sulle donazioni.
"Stiamo cercando di capire il motivo di questa flessione che dura ormai da anni – ricorda il presidente dell’Aivs –. Purtroppo, uno degli effetti collaterali della pandemia è stato la dissoluzione dei rapporti sociali, provocata in maggior parte dalla necessità di rinchiuderci in casa, per cercare di evitare il contagio, rafforzando la necessità di soddisfare i propri bisogni personali trascurando una visione più complessiva della società". Un altro fattore, secondo Monti, è un maggiore rigore nel decretare l’idoneità alla donazione ("Al fine di rendere sempre più sicura la trasfusione") nonché il fatto che il Consiglio dell’Avis "ha esaurito quella spinta promozionale che aveva portato l’Avis imolese tra quelle più blasonate". Queste considerazioni sono rafforzate dall’analisi di donatori attivi e nuovi. Gli attivi, al termine degli ultimi otto mesi nel circondario, erano 6.151, con un decremento di 161 rispetto allo stesso periodo del 2023. L’Avis di Imola guida la graduatoria negativa, con ben 126 donatori in meno.
A questo quadro si aggiungono i 232 nuovi donatori (gennaio ad agosto), contro i 252 degli stessi mesi del 2023, ciò significa che i nuovi donatori non sono stati sufficienti per coprire gli abbandoni dovuti al limite di età, a motivi di salute e, in parte, al trasferimento in altre città.