Il business dell’olio vince la sfida climatica "Nel 2022 prodotto più che raddoppiato"

Frantoio Valsanterno e Agrivar (Palazzo di Varignana) tracciano il bilancio della campagna: "L’obiettivo? Crescere ancora"

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di Gabriele Tassi

L’oro verde delle colline quest’anno ha vinto la partita del cambiamento climatico. E’ una buona annata per l’olio dei nostri territori con ottime rese e quantità di prodotto praticamente raddoppiata. Per la coltura dell’olivo c’è bisogno di pazienza: cinque anni almeno per far fruttare un alberino, ma la campagna 2022 si chiude con un sorriso per i produttori locali. "Lo scorso anno è stato un periodo di ’scarica: il vento caldo ha seccato i fiori sulle piante, e tanti clienti non hanno nemmeno lavorato", spiegano dal frantoio Valsanterno a Imola, in via di Nola. Sì, perché l’azienda sulle colline, oltre alle proprie olive, lavora anche quelle di diversi produttori della regione, dai grandi fino ai più piccoli e ai privati. "Fino a questo momento abbiamo molito circa 4.500 quintali in totale, ma stimiamo di arrivare a circa cinquemila – proseguono –, si parla di circa 65mila litri di prodotto finale".

Doppia sfida in quest’ultimo anno: crescono gli effetti dei cambiamenti climatici e allo stesso tempo bisogna fare i conti con il caro bollette. "Dopo un’estate in salita, per via del prolungato caldo estivo, le piogge di fine agosto e settembre hanno normalizzato la situazione e il raccolto è stato, sia per noi che per i nostri clienti, abbondante e di ottima qualità – spiega il presidente Valter Marcolini –. Una bella ripartenza dopo la stagione difficile dell’anno passato, un segnale che ci fa essere estremamente fiduciosi per il futuro. L’olivicoltura del nostro territorio ha un enorme potenziale e grandi prospettive di crescita, sia in termini qualitativi che quantitativi".

Un problema a cui è difficile sottrarsi però, per un frantoio, è quello del caro bollette. E allora come si affronta? Gli impianti vanno fatti lavorare a massimo regime, un po’ come con la lavastoviglie a casa. In più, il Valsanterno, quest’anno ha investito in un impianto nuovo e più performante, che ha raddoppiato la potenzialità di lavoro da 10 a 20 quintali.

Si sorride anche qualche chilometro più in là, verso Bologna, al Palazzo Varignana (Castel San Pietro) tra le distese di ulivi dell’azienda Agrivar. "La raccolta di quest’anno è stata abbondante – spiega il direttore generale Chiara Del Vecchio –, intorno all’11%, vale a dire che ogni quintale di olive molite ha prodotto 11 litri d’olio".

Da sempre la filosofia dell’azienda, arrivata quest’anno alla quarta campagna olivicola, è quella di una raccolta precoce. "Questo consente di avere una qualità migliore, profumi più intensi a fronte però di una quantità minore", spiega Del Vecchio. L’altro trucco sta nella raccolta singola delle diverse partite di olive e nella loro spremitura singola: questo permette di creare dei ’blend’, dei veri e propri bouquet di aromi, dosando i profumi.

Anche nel caso del Palazzo di Varignana si parla di una quantità di prodotto "praticamente raddoppiata" rispetto allo scorso anno, un 2021 reso molto severo dal vento caldo, capace di seccare i fiori. E gli scenari sulle colline castellane suggeriscono un vero recupero della coltivazione di ulivi, una tradizione antica come l’epoca romana, e che poi si è un po’ spenta a fine ’800.

"I nostri ulivi si estendono per circa 170 ettari, e ogni anno realizziamo i terreni di cui entriamo in disponibilità – prosegue Del Vecchio –, al momento siamo più che soddisfatti: l’obiettivo è una crescita costante, per sviluppare sempre di più un prodotto già oggi approdato sul mercato internazionale".