Il caso Con.Ami La Corte dei conti proscioglie Manca "Indennità corretta"

In primo grado l’ex sindaco e ora senatore era stato condannato. Non dovrà restituire i 120mila euro ricevuti dal 2010 al 2018. in qualità di presidente dell’assemblea dei soci del Consorzio.

Il caso Con.Ami   La Corte dei conti   proscioglie Manca  "Indennità corretta"

Il caso Con.Ami La Corte dei conti proscioglie Manca "Indennità corretta"

di Enrico Agnessi

Quei soldi gli spettavano. Nonostante all’epoca percepisse già l’indennità da sindaco di Imola, Daniele Manca aveva diritto anche agli oltre 120mila euro lordi ricevuti dal 2010 al 2018 in qualità di presidente dell’assemblea dei soci del Con.Ami. Così ha stabilito la seconda sezione d’appello della Corte dei conti.

Ribaltando il pronunciamento di primo grado, al quale si era arrivati a seguito di un esposto delle forze politiche imolesi di opposizione, i giudici hanno prosciolto da ogni addebito l’attuale senatore del Pd e gli ex vertici del Consorzio dei 23 Comuni.

Alla base di tale pronunciamento, c’è proprio la natura del colosso di via Mentana. Un ente pubblico che gestisce "attività aventi rilevanza economica e imprenditoriale" e dunque, in quanto tale, non è soggetto alle limitazioni e ai vincoli previsti per in generale per la pubblica amministrazione.

Al di là dei suoi aspetti tecnici, la vicenda ha una forte rilevanza politica. La questione era nata infatti nel 2018, pochi mesi dopo la vittoria del M5s alle elezioni comunali. Erano stati proprio i grillini, una volta nominati i nuovi rappresentati al vertice del Con.Ami, a chiedere indietro (a più riprese e in un mare di polemiche) i soldi a Manca.

La Giunta guidata dall’allora sindaca Manuela Sangiorgi si appellava a una norma del 2010 che disciplina la riduzione del perimetro e dei costi della pubblica amministrazione. E che recita così: "Agli amministratori di comunità montane e di unioni di comuni e comunque di forme associative di enti locali, aventi per oggetto la gestione di servizi e funzioni pubbliche non possono essere attribuite retribuzioni, gettoni, o indennità o emolumenti in qualsiasi forma siano essi percepiti".

Fin qui la normativa, alla luce della quale l’allora cittadina riteneva che l’ex sindaco potesse "legittimamente assumere la carica di presidente dell’assemblea di Con.Ami", ma senza sommare una "ulteriore retribuzione per la carica di presidente dell’assemblea" quantificata in 16.220 euro lordi annui e della quale non hanno beneficiato né lei né il suo successore Marco Panieri.

A presentare l’esposto alla Corte dei Conti risulta però essere stato, alla fine, Nicolas Vacchi, al tempo in Forza Italia e oggi capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune. "Non ci siamo mai sottratti alle battaglie per la trasparenza, e non lo faremo nemmeno stavolta – è l’affondo firmato il 7 novembre 2018 da Vacchi, in polemica proprio con la Giunta grillina oltre che con il Pd (a quel tempo all’opposizione) –. L’esposto è stato depositato pochi minuti fa. Vorremmo che il sindaco, però, dicesse chiaramente che lei, a quella indennità, rinuncia fin da subito, in virtù proprio di quel principio di trasparenza che lei stessa ama sempre richiamare quando si riferisce ad altri".

Manca è stato difeso dagli avvocati Gennaro Terracciano e Giuseppe Girani, con quest’ultimo che assieme al collega Roberto Manservisi ha seguito anche gli ex vertici del Con.Ami, usciti tutti indenni dal giudizio della sezione d’appello della Corte dei Conti. "Ero certo della legittimità dell’operato dei miei assistiti e per questo avevo accolto con sorpresa l’esito del primo grado – afferma Girani –. In sede d’appello è stata sposata completamente la tesi difensiva e si è fatta giustizia applicando il diritto, cosa ben diversa da un’interpretazione superficiale che porta a quel giustizialismo che negli ultimi anni, troppo spesso e in maniera inopportuna, è stato usato per le questioni di carattere amministrativo".