Il Covid arretra, l’Ausl rilancia: "Norme sui positivi da cambiare"

Confermata l’inversione di tendenza: nuovi casi giù del 7% in una settimana dopo più di un mese di crescita . La proposta del dg Rossi: "Ridurre la durata dell’isolamento per arrivare in modo graduale a superarlo"

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"Se questa è la tendenza evolutiva, in modo coerente all’andamento epidemiologico, vanno aggiornate le misure di contrasto all’epidemia". È l’appello rilanciato con forza dal direttore generale dell’Ausl, Andrea Rossi. Dopo aver auspicato un cambio di rotta in tal senso già nei giorni scorsi, ieri il numero uno dell’Azienda sanitaria imolese è tornato a battere sulla questione dell’alleggerimento delle misure di isolamento per i positivi alle prese oggi con "fenotipi di malattia meno aggressivi e molto più contagiosi".

E lo ha fatto alla luce di un report settimanale sull’andamento della pandemia nel circondario che dimostra come la curva epidemica di Omicron 5 segni adesso "una inversione di tendenza, con un calo dei contagi del 7%", rispetto a martedì scorso, "dopo cinque settimane di importante crescita, solo leggermente rallentata nelle ultime due", riferisce Rossi.

Nonostante la costante crescita le reinfezioni tra chi ha già avuto la versione 1 e 2 del Covid (il 13% ha preso anche la variante 5), il picco è stato "raggiunto e valicato": la nuova ondata di Omicron "ha iniziato la discesa che si realizzerà compiutamente nell’arco di 56 settimane", prosegue il dg dell’Ausl. Che però avverte: "Non è escluso che, per l’elevato livello di circolazione virale e per il comportamento tipicamente caotico della diffusione, l’andamento in riduzione possa risultare ondulante e altalenante".

Per vedere un alleggerimento dei ricoveri, bisognerà invece aspettare. Come confermato ieri da Rossi, la pressione ospedaliera continua infatti ancora a crescere. E il picco dell’occupazione dei posti letto è atteso "entro sette giorni". I ricoveri, che nelle parole del dg dell’Ausl restano comunque "ampiamente al di sotto della soglia di allarme", riguardano "soprattutto anziani (età mediana = 77 anni), che non hanno effettuato il secondo richiamo, e nel 60% dei casi ammessi per cause non Covid".

Cosa fare, dunque, di qui in avanti? "Con la contagiosità delle varianti ed il livello di circolazione virale appare desueta ed inutile ogni forma di contact tracing", ribadisce Rossi. E aggiunge: "Si sta avvicinando il momento di rimodulare le norme che regolano l’isolamento dei positivi, a cominciare da quelli asintomatici. In Spagna e nel Regno Unito l’isolamento per i positivi non è più previsto, e in alcuni casi gli operatori dei servizi essenziali, se asintomatici, sono ammessi al lavoro indossando le FFP2".

E in Italia? "Per giungere in modo graduale al superamento dell’isolamento fiduciario, si potrebbe pensare di ridurre la durata dello stesso – conclude il dg dell’Ausl –; in Usa, Germania, Svezia e Austria sono previsti solo 5 giorni (in luogo dei nostri 710), e si sta inoltre superando l’obbligo del tampone per la riammissione".