Il Gallo: "Oggi gioco in casa: gioia e pelle d’oca"

Il bassista torna sul palco col Kom nella sua Imola. "L’emozione pre-show? La stessa di quando avevo 15 anni. Qualcuno lassù tifa per me"

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di Gabriele Tassi

Pelle d’oca nella sera afosa di fine maggio perché in fondo, come dice Vasco "la vita è un brivido". Alla vigilia dello show, sotto le luminarie della via Emilia c’è il Gallo, un uomo che dalla vita è stato sfidato più volte: "Un trapianto di fegato, un intervento alla schiena e da poco pure le coronarie nuove, ma nonostante tutto...sono ancora qua". Golinelli, imolese doc, usa ancora le parole del Komandante, con il quale, stasera, è pronto a tornare sul palco, davanti alla sua città, suonando il basso per i novantamila innamorati del rock.

Migliaia di concerti alle spalle, ma ce lo lasci dire, questo non vale molto di più?

"Ammetto di essere già in ansia, ma lo sono tutte le volte che sto per salire sul palco, proprio come quando avevo 15 anni e mi esibivo per la prima volta assieme a mio babbo. Poi, tornare con un evento così grande nella mia città mi regala un’emozione da pelle d’oca".

Andiamo indietro fino ai ricordi di ragazzo. Il suo primo show veramente importante sul Santerno?

"Fu con una giovanissima Gianna (Nannini, ndr), sul finire degli anni Settanta, al mercato ortofrutticolo. Poi indimenticabili, furono i grandi eventi dell’Heineken Jammin Festival".

Stasera si aspetta qualcosa di molto simile?

"Sento già il grande abbraccio dei fan: è davvero forte in queste date del tour. Ricordo che i primi anni dell’Heineken, io e Vasco, sbirciando da dietro le quinte, vedevamo una folla immensa. Migliaia di persone che a ogni anno aumentavano. La Rivazza era piena come per la Formula 1".

Ci dia qualche anticipazione sulla scaletta.

"Beh, io farò i bis, e mi diverto, perché Vasco mi ha voluto a tutti i costi, nonostante i tanti acciacchi degli ultimi tempi. Proprio per questo farò solo i bis, entrando in gioco nella seconda parte del concerto".

Sarà anche un po’ spettatore.

"Sì, ma devo dire che la fatica più grande è trattenere la voglia di andare sul palco a suonare subito. Farò comunque una bella scaletta di vecchi successi: Sballi ravvicinati del terzo tipo, Sally, Siamo solo noi, Albachiara, Vita spericolata, Amore fragile e Toffee".

Un palco largo 90 metri e alto come un palazzo di diversi piani. Le previsioni però sono a rischio pioggia, c’è il timore che vi rovini la festa?

"Al concerto di Milano, l’altra sera, ha anche grandinato. I fan sono rimasti sotto l’acqua senza arretrare di un metro, commoventi. Nessuno si spaventa, perché lo spettacolo deve andare avanti e in tutti questi anni il supporto del pubblico non ci è mai mancato. L’altra sera poi ho parlato con qualcuno lassù e dopo un po’ ha smesso".

E’ un rituale pre-concerto o qualcosa di più?

"Dopo tutto quello che ho passato, penso da qualche parte ci sia qualcuno che fa il tifo per me. Nel 2008 mi avevano dato 5 mesi di vita (per il cancro al fegato, ndr), e oggi eccomi qui, penso che la musica faccia bene a chi come me (71 anni portati benissimo, ndr), è anche un po’ anziano. Guardate Vasco, ne ha uno in meno ed è in formissima".

Ci sta dicendo velatamente che si sta avvicinando alla fede?

"Sto ancora cercando di darmi delle risposte su questo. Però posso dire però che quando suonavo con Celentano andavo spesso a Lourdes: il bagno non l’ho mai fatto, ma evidentemente deve avermi fatto bene comunque".

A che punto della sua carriera si sente?

"Non vedo l’ora tutte le volte di suonare, proprio come un tempo. E per questo devo dire grazie a tutti grandi che mi hanno voluto sul palco con loro: Gianna, Finardi, Battiato...e ovviamente Vasco".