Il popolo di Cesare: "Qui un’atmosfera unica"

Dalla Lombardia alla Puglia, fan in coda già dalle prime ore: "Giornata straordinaria, qualche ora sotto il sole non ci pesa"

Migration

di Enrico Agnessi

Arriva da tutta Italia il popolo di Cesare Cremonini: Puglia, Campania, Marche, Lombardia, Veneto e ovviamente Emilia-Romagna. Donne in netta maggioranza rispetto agli uomini, gli anni Ottanta la decade di nascita più rappresentata. Una minima parte ha dormito davanti ai cancelli, nell’area verde accanto al Bar Renzo, pur di essere in prima fila ieri mattina.

"Vogliamo goderci lo show da sotto il palco – raccontano Alessia e Marzia, arrivate da Pesaro –. È l’ultimo concerto, ma speriamo che Cesare porti il tour nei palazzetti in autunno".

Attorno alle 11, nonostante il sole e l’afa, si contano già un centinaio di persone in fila, sedute o distese sul marciapiede di via Romeo Galli dal quale si accede nel piazzale di via Malsicura e da lì all’area dello show. La fila diventa sempre più grossa con il passare delle ore; peccato che nel frattempo aumenti anche la temperatura. E allora via le magliette, si aprono gli ombrelli nel tentativo di proteggersi dal sole. La zona attorno al parco delle Acque minerali si trasforma in un lungomare. Nel primo pomeriggio, poi, l’attesa apertura dei cancelli e la tradizionale folle corsa verso la transenna.

"Ne vale la pena – assicura Marianna, al suo ottavo concerto di Cremonini, arrivata in pullman da Milano assieme a un gruppo di amiche –. Qualche ora sotto il sole non ci pesa".

L’afflusso aumenta nel pomeriggio, quando oltre a migliaia di auto c’è un fiume di gente che, dopo essere scesa in stazione, attraversa il centro storico addobbato a festa per raggiungere l’Enzo e Dino Ferrari. In tanti fotografano la civetta del nostro giornale che annuncia il Cremonini-day (Qn – Il Resto del Carlino è media partner del concerto) e la postano sui social.

"Benvenuti a Imola, viva la vida", li accoglie un grande manifesto piazzato sul chioschetto di piazzale Leonardo Da Vinci. Poche decine di metri più avanti, appena prima del ponte di viale Dante, ci sono le vele promozionali che richiamano il concerto. E diventano pure queste soggetto ideale per una foto ricordo. I tanti che invece hanno un biglietto per la Rivazza devono fare il giro largo per entrare da via dei Colli, ma una volta dentro possono godere di un panorama unico.

"Se siamo stati così lontani è stato solo per salvarci", si legge un cartello giallo che archivia la pandemia parafrasando Padremadre, una delle canzoni di Cremonini. Attorno al paddock, gli immancabili stand con il merchandising ufficiale dell’artista. E il materiale creato per il concerto in Autodromo (maglie e poster con la scaletta dello show) va fortissimo.

In serata, davanti a 70mila spettatori, quella scaletta piano piano prende forma. E cantano tutti. Sulle ultime note, il lungo serpentone umano inizia a uscire lentamente dall’Autodromo. Ed è grande la sorpresa di quanti transitando da via Appia, lungo la strada per la stazione ferroviaria, si ritrovano davanti le luminarie con le parole di Mondo, una delle canzoni più celebri di Cremonini. È l’ultima carezza di una città che, nonostante mille difficoltà, sta imparando a mettersi in vetrina.