ENRICO AGNESSI
Cronaca

Il Pride invade il centro: "Liberazione collettiva"

Duecento presenti con palloncini colorati, cori, striscioni e bandiere. L’arrivo in piazza Gramsci. Nel corteo c’era anche la vicesindaca Elisa Spada.

Duecento presenti con palloncini colorati, cori, striscioni e bandiere. L’arrivo in piazza Gramsci. Nel corteo c’era anche la vicesindaca Elisa Spada.

Duecento presenti con palloncini colorati, cori, striscioni e bandiere. L’arrivo in piazza Gramsci. Nel corteo c’era anche la vicesindaca Elisa Spada.

Palloncini colorati, cori e striscioni. Bandiere arcobaleno, compresa la versione aggiornata (più inclusiva e globale), e un paio di vessilli della Palestina. Forti critiche al governo Meloni, alle destre e al Vaticano. L’ottava edizione di Rivolta Gaya – Imola pride ha animato ieri pomeriggio il centro storico della città. In 200 circa sono partiti dal piazzale della stazione ferroviaria per l’evento che è stato definito "una presa di parola politica, un momento di liberazione collettiva". Il corteo si è diretto verso l’Orologio: da lì è proseguito lungo la via Emilia, per poi sfilare davanti alla biblioteca comunale, al Duomo e lasciarsi alle spalle porta Montanara. Infine, l’arrivo in piazza Gramsci. Presenti, come già accaduto gli anni precedenti, la vicesindaca Elisa Spada e il consigliere comunale Filippo Samachini (Sinistra imolese).

"Mentre guerre, crisi ambientali e disuguaglianze devastano il mondo, una cosa sembra unire i governi reazionari e conservatori mondiali: l’ossessione di limitare libertà e diritti della comunità Lgbtqia+", le parole pronunciate al microfono dagli attivisti, che hanno manifestato anche in difesa dei Pride negli altri Paesi.

"Negli Stati Uniti, Trump ha abolito il riconoscimento federale delle identità trans, promette di vietare l’accesso agli ormoni per le persone minorenni e di punire le scuole che promuovono inclusività e accoglienza – protestano da Rivolta Gaya –. In Ungheria, Orbán ha imposto una legge che proibisce la ‘promozione dell’omosessualità’ nei contenuti destinati ai minori, ha reso illegale il cambio anagrafico di genere e ostacola i Pride con misure sempre più repressive". Poi l’attacco al Governo Meloni, accusato dalla comunità Lgbtqia+ imolese, alla quale si sono aggiunti attivisti arrivati in treno da altre città della regione, di partecipare a quella che viene definita una "crociata reazionaria". Lunga la lista delle contestazioni mosse all’esecutivo: "Vieta l’uso del lessico inclusivo nelle comunicazioni istituzionali, negando simbolicamente l’esistenza di chi non si riconosce nel binarismo di genere; rende più difficile l’accesso agli ormoni per le persone trans; blocca il riconoscimento delle famiglie arcobaleno, impedendo la trascrizione degli atti di nascita e imponendo un’idea di famiglia rigida, escludente, patriarcale; cancella ogni possibilità di educazione affettiva e sessuale nelle scuole, in nome di una ‘morale’ bigotta di natura misogina e transfobica".

Non la vede ovviamente così Nicolas Vacchi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia e coordinatore locale del partito di Giorgia Meloni. "Alle libertà e ai diritti manifestati in questa parata, rivendichiamo il diritto di pensarla diversamente e di attuare le linee guida di un programma di Governo per cui la Meloni e la nostra comunità politica hanno ricevuto la fiducia della maggioranza degli italiani, democraticamente – la replica di Vacchi –. FdI pone da sempre grande attenzione sui pilastri della società: la famiglia tradizionale, la tutela della vita dal suo concepimento alla morte naturale, e i valori cristiani. Questi temi non sono solo punti programmatici o slogan, ma veri e propri capisaldi dell’identità politica della nostra comunità politica, e siamo lieti che vengano attuati dalle azioni dell’esecutivo a guida di Giorgia Meloni, spesso divenuta bersaglio degli attacchi di chi scende in piazza sotto insegne arcobaleno".