"Il ritorno del Gp? Dimostrazione di fiducia nel modello Imola"

Il pilota imolese Gabriele Lancieri: "La notizia più bella di questo inizio d’anno. E l’autodromo è una risorsa per l’intera città"

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di Mattia Grandi

Il pilota imolese Gabriele Lancieri, classe 1975, il sogno Formula Uno l’ha accarezzato nei primi anni Duemila. Merito di una costante ascesa dal pianeta kart ai successi nella Formula 3000 italiana ed internazionale. Un test in Sudafrica, a Kyalami, al volante della Minardi biposto, poi tante esibizioni sul mezzo della scuderia faentina al Motor Show di Bologna. Un feeling con il podio protrattosi anche nella lunga carriera da protagonista delle classi GT ed Endurance dove, appena un anno fa in Australia, ha recitato la parte del leone nel campionato Asian Le Mans Series. Senza dimenticare il suo ruolo di istruttore della scuola federale ACI Sport.

Lancieri, per Imola ad aprile sarà di nuovo tempo di Formula Uno.

"La notizia più bella in questo inizio d’anno. La dimostrazione organizzativa dello scorso novembre, dal punto di vista delle competenze umane e della qualità delle strutture, unita alla funzionale sinergia istituzionale hanno alimentato la fiducia di Liberty Media nei confronti del modello Imola".

Già, quella Liberty Media capeggiata dal concittadino Stefano Domenicali. Per non parlare del suo amico Gian Carlo Minardi al timone di Formula Imola.

"Due grandi professionisti ed appassionati. Ben venga per Imola la vicinanza di figure di questo calibro senza mettere in secondo piano, nel positivo epilogo della trattativa, il lavoro fatto in precedenza e quello di Aci".

Da pilota navigato, perché i suoi colleghi stravedono per la pista di Imola?

"Nella mia classifica personale, il Ferrari è tra i primi tre circuiti al mondo. Una fisionomia naturale fatta di sali e scendi che elevano il grado di difficoltà tecnica assoluta per piloti e mezzi. Dalla messa a punto dell’auto alla tenuta dell’impianto frenante, è un tracciato di alto livello".

L’auspicio è quello di rivedere anche il pubblico sugli spalti del Ferrari ma l’indotto per il territorio è innegabile.

"Le persone sono un valore aggiunto pur con le comprensibili limitazioni legate all’emergenza sanitaria. La Formula Uno è l’apice del movimento automobilistico, sogno in futuro una tappa iridata sul Santerno in pianta stabile. L’autodromo è una risorsa per la città, va sfruttato e fatto lavorare. Gare di categorie minori, prove e corsi di guida portano benefici all’intera economia locale".

Quanto fu vicino il suo possibile approdo in Formula Uno?

"Con Gian Carlo (Minardi, ndr) se ne parlò. Potevano esserci le condizioni, ma lo scoglio principale fu il budget. Ripensando da dove sono partito, però, mi sono tolto lo stesso tante soddisfazioni".

Lei è istruttore federale e lavora con giovani talenti. Ci sono prospetti interessanti per il futuro dell’automobilismo italiano?

"Lo scenario è florido con individualità interessanti come Gabriele Minì, campione italiano di F4 al debutto. ACI Sport cerca di supportare la crescita di questi piloti offrendo loroi, tra l’altro, l’opportunità di stage federali e costanti step valutativi".