Il sacrificio del bersagliere Quinto Ascione

Il sacrificio  del bersagliere  Quinto Ascione

Il sacrificio del bersagliere Quinto Ascione

A marzo 1993, esattamente 30 anni or sono, rientravano in patria i resti mortali del bersagliere Quinto Ascione di Cervia. Ad accoglierli nel cimitero di Cervia, su invito del ministero della Difesa, il tenente colonnello (ro) Aurelio Barnabé di Imola a cui Ascione aveva salvato la vita sulle rive del Don il 13 agosto 1942.

Barnabé era stato ferito al petto da un proiettile di parabellum sparatogli da pochi metri ed era restato per ore a perdere sangue nella terra di nessuno. Ascione, studente universitario e presidente della Azione Cattolica di Cervia, gli disse in dialetto romagnolo "Sgnor capitè, al port in selv me", lo caricò sulle spalle e lo trasportò di peso ("Io madido di sudore, il capitano madido di sangue") al posto di medicazione. Ascione sarebbe caduto in battaglia pochi giorni dopo meritando la Medaglia d’oro al valor militare ‘alla memoria’. L’allora capitano Barnabé, a sua volta decorato di Medaglia d’argento al valor militare e di Medaglia di bronzo ‘sul campo’ al valor militare, dopo mesi in pericolo di vita nell’ospedale militare di Cesenatico infine si riprese e tornò alla vita civile. Di quella lontana vicenda è stato scritto in varie pubblicazioni, volumi e siti Internet. Numerosi gli onori postumi conferiti ad entrambi.

Mario Barnabé (I° capitano medico della riserva

di complemento in congedo)

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