di Enrico Agnessi
Un simbolo universale della Memoria arriva a Imola. Le ‘Pietre di inciampo’, rinomato progetto artistico nato alla fine degli anni ‘90 per tenere vivo il ricordo sulla tragedia delle deportazioni naziste durante la Seconda guerra mondiale, approdano in centro storico.
L’iniziativa, ideata dall’artista tedesco Gunter Demnig, vedrà la luce nel cuore della città grazie all’Aned (Associazione nazionale ex deportati), che metterà a disposizione del Comune sei piccoli blocchi quadrati (dieci centimetri per dieci) ricoperti di ottone lucente da collocare in corrispondenza di quella che fu la casa di altrettanti imolesi finiti nei campi di concentramento per motivi politici. Cerimonia di inaugurazione il 15 gennaio alla presenza dello stesso Demnig.
In via Cererie verrà ricordato Antonio Morini, entrato a Mauthausen a soli 17 anni e mai più tornato. In via Giovanni da Imola, ai civici 7 e 9, abitavano invece Sante Noferini e Cleo Ricchi, morti a 17 e 21 anni sempre nei campi di concentramento, dove erano entrati a seguito di un rastrellamento a Imola da parte delle truppe tedesche.
Stessa sorte toccata a Secondo Ravanelli, morto a 41 anni dopo mesi di lavori forzati oltre confine, che abitava in via Mameli. E a Giorgio Zomparelli, residente in via IX Febbraio morto a 29 anni sempre a Mauthausen, in Austria.
La storia più nota è quella di Walter Tampieri, alla cui memoria verrà dedicata la pietra di inciampo in via Cavour. Impiegato alla Cogne, militò nella brigata Sap Imola. Prese parte alla redazione de ‘La Comune’, il quindicinale del Pci locale, e di ‘Vent’anni’, il periodico del Fronte della Gioventù di Imola. Dei due giornali clandestini curava la battitura a macchina degli articoli su matrici di carta cerata, che venivano poi applicate al ciclostile per la stampa.
A seguito di una delazione, venne arrestato il 29 novembre 1944 dai fascisti. Nella sua abitazione, furono trovate le matrici già preparate e pronte per la stampa del numero 25 de ‘La Comune’ e del numero 4 di ‘Vent’anni’. Vennero pure scoperti gli elenchi dei macchinari che i tedeschi avevano portato via dalla Cogne e trasportato in Germania. Tampieri li aveva compilati per poterli recuperare alla fine della guerra. Risulta deceduto il 24 marzo 1945 a Mauthausen. Aveva 24 anni.
Gli indirizzi con i relativi numeri civici dei sei imolesi deportati durante della Seconda guerra mondiale sono stati identificati grazie una ricerca storica portata avanti da Marco Orazi del Cidra - Centro imolese documentazione resistenza antifascista.
"Tutto è nato dall’Aned Imola e in particolare dalla sua presidente Roberta Dall’Osso, figlia di Augusto (scomparso nel 2015, ndr), anche lui deportato a soli 16 anni – spiega Orazi –. Per quanto mi riguarda, è un argomento che seguivo da tempo. Abbiamo scelto di privilegiare chi abitava in centro storico perché sarebbe stato difficile collocare una ‘Pietra d’inciampo’ in zone oggi trafficate; ma i deportati sono stati molti di più".
In totale, furono infatti 27 gli imolesi finiti nei campi di concentramento nazisti: tre donne e 24 uomini; sedici di loro non hanno mai fatto ritorno in città.
"La caratteristica distintiva di ‘Stolpersteine’ è quella di creare nell’esatto luogo in cui abitarono le vittime dello sterminio nazista una commemorazione personale, in modo da restituire individualità alle vittime delle deportazione – spiegano dalla Giunta –. Il blocco di pietra è posto davanti alla porta della casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti e ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e luogo di deportazione, la data della morte; si tratta quindi di un sampietrino simile ai tanti che pavimentano le strade delle nostre città, ma dalla forza evocativa senza precedenti".