In camper da Imola all’Ucraina e ritorno "Così ho salvato le ragazze dalla guerra"

Il lungo viaggio di Alfonso Mandia: oltre tremila chilometri per portare in Italia le giovani donne e le loro figlie in fuga dal conflitto

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di Gabriele Tassi

Imola-Ustyluh, Ustyluh-Imola: milleseicento chilometri, velocità di crociera ottanta all’ora. In tre righe un viaggio in camper andata e ritorno dalla frontiera ucraina diventato una sorta di missione umanitaria. E quando il mordanese Alfonso Mandia ti dice "li avrei portati in qua tutti" non puoi fare altro che crederci. Ha la voce e il volto stanco di chi è stato protagonista di un’odissea. Partito insieme alla moglie per andare a prendere la figlia di lei, residente a Kiev, ha affrontato un viaggio lungo giorni, ed è tornato assieme ad altre quattro persone: due mamme con le loro bimbe. "Mercoledì è cominciata la paura, quando Anastasia ha detto di aver sentito i primi scoppi e la terra tremare sotto le bombe – spiega –. Poi il giovedì un proiettile ha bucato la finestra di casa: era veramente troppo. Così, la ragazza, che ha 22 anni, si è trasferita nella casa di campagna del padre, ma anche lì le bombe tuonavano e le scariche di mitra si sentivano in lontananza".

Alfonso, che si è trasferito temporaneamente a Massa Lombarda, a quel punto non ci pensa due volte: prepara le valigie di fretta, carica il camper con quanti più viveri possibili. Poi imposta il navigatore sulla linea di frontiera più vicina a Kiev: Ustyluh. I chilometri sono oltre 1.600 ma lui è pronto a macinarli, guidando anche di notte. Parte alla sera, e le città passano una dopo l’altra: Bologna, Ferrara, Venezia, Treviso. Pioi gli stati: Austria, Repubblica Ceca, Polonia. Infine il confine ucraino, raggiunto la domenica alle 4 di mattina.

"Per me è stata un’esplosione di emozioni – racconta –, a stento ho trattenuto le lacrime. Ho visto una folla di auto e di camper in attesa come noi di riabbracciare parenti e amici, con la speranza di portarli in salvo. Ho visto anziane, giovani donne , ma soprattutto tanti tanti bambini con i volti sperduti, varcare quel confine piangendo, lasciandosi alle spalle famiglie e molti di loro anche qualche padre".

E’ il dramma della guerra illustrato dagli occhi di chi l’ha vista da vicino: "Non avrei mai creduto una cosa del genere", aggiunge. Il contatto telefonico con la figlia di Oxana (la moglie di Alfonso) è costante. Una delle ultime arriva sabato: "Possiamo portare in Italia due amiche? C’è il posto in camper?". Il posto in realtà non c’è (il mezzo è da cinque), ma lo si trova comunque. "Lo avrei riempito tutto se avessi potuto", conferma il nostro mordanese.

La ragazza e le due amiche con le relative figlie di 78 anni sono in fila praticamente da due giorni: notti insonni in macchina aspettando in fila di passare, al freddo ( temperature abbondatemene sotto lo zero) e con poco cibo. "Per fortuna i polacchi non hanno fatto mancare la loro generosità – spiega Alfonso –: per ogni profugo alla frontiera c’erano coperte e qualcosa di caldo da mettere sotto i denti". E’ la tarda serata di domenica quando finalmente Alfonso e la moglie riescono ad abbracciare la figlia di lei e le amiche: il camper ora può partire.

Comincia un viaggio a ritroso lungo 24 ore: "Ci siamo fermati ogni tanto - continua il racconto –, e ovunque abbiamo trovato la solidarietà di qualcuno. Un cioccolatino, una merendina per le bimbe che viaggiavano con noi dagli altri c’era sempre, forse perché sul camper avevo incollato le bandiere: quella ucraina e quella italiana disegnate da loro". La missione è un successo: Alfonso ha varcato il casello di Imola proprio l’altra sera: Marina, una delle ragazze incontra i suo ’genitori adottivi’ molisani che l’avevano accolta in passato subito dopo il disastro di Chernobyl. Tutti gli altri, invece, a casa di Alfonso. "Vivo una situazione abitativa un po’ complessa in questo momento – conclude –, farò il possibile per dare loro un tetto sotto cui stare, ma un aiuto dalle istituzioni in questo momento sarebbe provvidenziale. In quanto al mio viaggio, lo rifarei, ogni giorno, a bordo di quel camper che avevo intenzione di vendere e che per un imprevisto non sono riuscito a dar via. Ed è stata una fortuna".