Imola, infermieri aggrediti al Pronto soccorso

Tre casi in una settimana. Cisl, Uil e Fials: "Serve la vigilanza privata"

L’area triage del Pronto soccorso all’interno dell’ospedale nuovo

L’area triage del Pronto soccorso all’interno dell’ospedale nuovo

Imola, 30 settembre 2018 - Tre aggressioni, nel giro di una settimana, ai danni del personale in servizio al Pronto soccorso del Santa Maria della Scaletta. Nel primo caso, che risale ormai ad alcuni giorni fa, un paziente arrivato in ospedale per un trattamento sanitario obbligatorio si è scagliato contro due infermieri colpendo il primo con un calcio al torace e mordendo una mano al secondo. Stessa scena, con un altro paziente sempre in Tso, nella notte tra giovedì e venerdì, quando un infermiere ha rimediato un pugno in faccia con escoriazioni allo zigomo (prognosi iniziale di cinque giorni) e un altro una ferita sopraccigliare, sempre per un pugno, causata dalla rottura degli occhiali (anche in questo caso prognosi iniziale di cinque giorni). E ancora, venerdì pomeriggio, l’ultimo episodio in ordine di tempo, quando un altro paziente ha afferrato un vaso di fiori e lo ha scagliato con violenza verso la postazione di triage.

"È indubbio che bisogna intervenire con urgenza per tutelare i professionisti che ogni giorno vanno a lavoro in Pronto soccorso e sono a diretto contatto con l’utenza – avverte Giuseppe Rago, coordinatore locale della Uil –. È da rivedere l’attuale logistica che con gli spazi attualmente aperti crea situazioni di insicurezza e pericolo sia per gli operatori che per gli utenti che vi accedono". Secondo Rago, per il quale "l’area triage così com’è concepita è pericolosa, anti-privacy e crea solo problematiche gestionali", è ora di "posizionare vigilanza privata" in Pronto soccorso anche a Imola. A tal proposito, il coordinatore locale della Uil fa sapere di aver richiesto incontro urgente ad Ausl e assessore alla Sanità per analizzare le "azioni immediate".

Anche la Fials chiede provvedimenti. Attraverso il proprio segretario aziendale, Stefano De Pandis, il sindacato autonomo auspica infatti, oltre all’ingresso dei vigilantes in Pronto soccorso, l’arrivo di «intese e protocolli di sicurezza e coordinamento» con le forze dell’ordine. "Non possiamo accettare che chi si serve dei servizi sanitari diventi cecchino contro gli operatori – protesta De Pandis –. Chiediamo l’intervento dell’assessorato regionale della Salute e i direttori generali, in quanto datori di lavoro, li richiamiamo alle loro responsabilità per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro".

Sulla questione interviene anche la Fp Cisl, che chiede "un’ulteriore implementazione delle procedure di sicurezza per tutto il personale addetto all’assistenza, l’intensificazione dell’attività di vigilanza attraverso l’attivazione di una procedura di chiamata diretta per gli operatori e un incremento dei percorsi formativi per la gestione di questi casi".

Il segretario generale Stefano Franceschelli poi aggiunge: "La Direzione deve prendere coscienza che il contesto in cui lavorano gli operatori del Pronto soccorso è molto cambiato, se non lavorano in sicurezza loro non lo sono neanche i pazienti. Abbiamo fatto diversi incontri con la Direzione, ora servono soluzioni concrete: attivare la procedura di segnalazione diretta alla Vigilanza è la più immediata, poi servono gli inserimenti di personale aggiuntivo che abbiamo chiesto".