La Piê di Imola chiude, finisce una storia lunga un secolo

Chiude la rivista di argomenti romagnoli, pubblicata a Imola da La Mandragora

Lo, a Merz in piazza Gramsci, simbolo della Romagna

Lo, a Merz in piazza Gramsci, simbolo della Romagna

Imola, 14 gennaio 2019 - La storica rivista culturale di argomenti romagnoli La Piê è chiusa. Il bimestrale veniva pubblicato ogni due mesi dalla casa editrice La Mandragora di Imola, e negli ultimi quindici anni è stata diretta dallo scrittore imolese Antonio Castronuovo che nel numero di dicembre, l’ultimo uscito, ha spiegato le ragioni delle sue dimissioni, dovute a ragioni personali e, racconta lo stesso Castronuovo, anche all’età («ho 65 anni e mi sento un po’ vecchietto», racconta divertito).

La rivista era stata fondata da Aldo Spallicci nel 1920. Spallicci, scomparso nei primi anni Settanta del Novecento, è stato uno dei maggiori poeti di sempre in dialetto romagnolo. Laureato in Medicina, fu al fronte durante la Prima guerra mondiale in qualità di ufficiale medico, poi tornò a casa e si spese per la professione e anche in politica (fu senatore per il Partito Repubblicano Italiano). Nella Piê, che significa piadina in dialetto, venivano raccolti contributi della Romagna e sulla Romagna, scritti da letterati romagnoli o da altri ma sempre di argomento legato alla nostra sub-regione. Vi comparivano nomi illustri, ma una parola in più meritano le stupende copertine, in particolare le xilografie firmate da alcuni grandi artisti romagnoli.

Dopo 98 anni di pubblicazioni (salvo una lunga interruzione sotto il fascismo), la rivista dunque è tecnicamente chiusa. «Mi sono dimesso dalla direzione per motivi personali e non in polemica – riprende Castronuovo –. L’editore ha riconsegnato la testata ai legittimi proprietari, cioè gli eredi di Spallicci. So che questi hanno ricevuto offerte da altri editori romagnoli per riprendere le pubblicazioni, ma naturalmente non posso sapere come andrà a finire».

«La Piê era editata a Imola dal 2004 – continua Castronuovo – Un quindicennio caratterizzato da un lavoro molto intenso e molto denso».

In sostanza, ogni due mesi usciva una rivista di circa 50 pagine, il che significa costruire un libro ogni due mesi. Un impegno molto forte, gestibile solo se a una grande capacità organizzativa si affianca una grande passione per la nostra terra e per chi in questa terra vive.

Nel suo editoriale di addio, Castronuovo spiega quali fossero i sentimenti legati alla direzione del bimestrale: «Tutto cominciò subito a scorrere dolcemente, come se la rivista fosse spinta da una forza invisibile. Era la forza della Storia, quella con la esse maiuscola. Ecco, è stata la sensazione più bella di questi quindici anni: non sentirsi soli, ma sorretti da una mite e benevola energia». Gli eredi di Spallicci hanno comunque fatto sapere di essere certi che l’avventura della rivista continuerà. La Romagna se lo augura.