di Nicoletta Tempera
Quella casa, dove viveva in affitto, vicino alle terre che lavorava, è diventata la sua tomba. E adesso la Procura scava, per chiarire tutte le circostanze che hanno portato alla tragedia. Un fascicolo conoscitivo, al momento senza indagati né titoli di reato, è stato aperto in Procura sulla morte di Enrico Rivola, operaio agricolo di 78 anni, sorpreso nel sonno dalla valanga di terra, fango e detriti che ha travolto e distrutto la casa in cui viveva, in via Casolana a Fontanelice. Un’inchiesta, per fare luce su eventuali responsabilità dietro la tragedia, avvenuta mentre sulla provincia si abbattevano quarantott’ore di pioggia fitta e ininterrotta. Pioggia che ha ingrossato fiumi che hanno rotto gli argini; pioggia che ha appesantito le colline inaridite da mesi di siccità, che non sono riuscite ad assorbire quella mole d’acqua, trasformandosi a loro volta in slavine di fango, alberi e massi.
Quello che dovranno chiarire le indagini, è però se qualcosa si potesse fare, e non sia stato fatto, per evitare la morte di un uomo. Se interventi di manutenzione della collina che sovrastava quella casa colonica avrebbero potuto frenare la furia degli elementi. Una domanda che si potrebbe estendere anche ai danni e alle devastazioni provocate dal maltempo nel resto dell’Imolese e del Bolognese, con centinaia di sfollati, strade danneggiate, colture distrutte, animali morti o dispersi. Quanto di questo disastro sia imputabile all’ineluttabilità della natura; quanto all’imperizia e alla superficialità dell’uomo. Un altro quesito a cui si potrebbe cercare una risposta riguarda le informazioni alla popolazione: se siano state condivise nel miglior modo, perché tutti fossero a conoscenza degli eventuali pericoli e rischi legati all’imminente allerta maltempo.
Mercoledì mattina, il corpo di Rivola è stato tirato fuori dopo ore di lavoro tra le macerie dai vigili del fuoco e del soccorso alpino, arrivati in elicottero nell’area coinvolta nella frana, dove erano presenti anche equipaggi della polizia e dei carabinieri. In un primo tempo si era ipotizzato che nella casa crollata ci potesse essere anche un’altra persona. Circostanza smentita al termine delle approfondite ricerche tra cemento e detriti, anche con l’ausilio delle unità cinofile, che si sono concluse solo nel pomeriggio.