
Giorgio Baracani, presidente di Conapi, in occasione della giornata mondiale della api lancia l’allarme su furti e danneggiamenti delle arnie nella vallata del Santerno, dopo due anni particolarmente critici per la produzione
Furti e danneggiamenti alle arnie. Non bastassero le minacce ambientali che già da anni minano il presente del comparto del miele, gli apicoltori si sono trovati loro malgrado a dover fare ultimamente le spese con un’altra avvilente e sconcertante problematica: la razzia e il danneggiamento delle arnie, con due episodi ravvicinati avvenuti a Castel del Rio e Dozza.
"Nelle colline imolesi ci sono stati un paio di casi, col furto di 26 alveari in un caso, e di buona parte dell’apiario e di tutta la produzione di acacia in un altro. Sono episodi che, per di più in una situazione di sofferenza del comparto come quella degli ultimi anni, non aiutano", è il primo commento di Giorgio Baracani, presidente di Conapi, che arriva proprio nella giornata mondiale delle api, giornata che mira a sensibilizzare il globo sull’importanza degli impollinatori, sulle minacce che affrontano e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile. Una giornata il cui eco, aggiunge Barcani, "auspichiamo giunga anche al mondo dell’agricoltura, spesso e volentieri non molto accorto e sensibile al tema".
Dopo un 2024 da libro nero, questo inizio di 2025 ha fatto scorgere uno spiraglio di luce agli apicoltori. "C’è stata un po’ di inversione di tendenza sull’andamento della produzione dei mieli primaverili. Dopo due anni di quasi totale assenza di produzione, si può segnalare una ripresa modesta, figlia di un inverno leggermente più lungo e meno caldo e di una primavera che non ha riversato piogge esagerate, combinazione che ha permesso una bella fioritura, e una conseguente produzione in lieve ripresa".
Se a livello nazionale i dati raccontano in questi primi mesi del 2025 di un +4,5% il valore e di un +7% di volume, ma il riferimento arriva dal mondo dei supermercati, degli ipermercati e dei discount, dunque sul prodotto confezionato, gli apicoltori dell’area est di Bologna sono tornati a produrre, complice il clima più clemente descritto da Baracani, il miele più pregiato per la zona, l’acacia, e guardano ai prossimi (e ultimi) tre mesi di produzione, che si chiuderà a luglio, con la speranza di un inizio estate senza picchi da 40 gradi e ‘annaffiata’ da qualche pioggia non torrenziale. "Stanno iniziando le prime fioriture di coriandolo, poi arriverà quella dei tigli, e nella seconda metà di giugno quella dei castagni nelle zone alte e dell’erba medica in pianura".