Lacrime al Piratello per l’addio a Simone

Una folla di amici e colleghi per il 21enne imolese morto nel Ravennate. La commozione della famiglia: "Grazie a tutti di essere qui"

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di Mattia Grandi

Il tentativo di trovare pace dinanzi a qualcosa di assurdo. Irrazionale. Un ultimo saluto pieno di lacrime e dolore, ma incastonato in una cornice di compostezza generale, quello tributato ieri mattina a Simone Bergamini. Il santuario della Beata Vergine del Piratello gremito di giovani per l’addio al ragazzo imolese di 21 anni investito e ucciso da un’auto nella notte di lunedì scorso mentre percorreva in bicicletta la via Baiona in direzione di Punta Marina.

Gli abbracci al padre Daniele ed alla madre Monica che, con una rosa rossa stretta tra le mani, a pochi passi dall’ingresso del santuario ha trovato la forza di dire un commosso: "Grazie a tutti". Tutt’attorno ci sono gli amici ed i colleghi di lavoro di Simone. Quelli con cui ha condiviso la passione per lo sport, tra calcio, futsal e pallavolo, e l’avvio di un nuovo percorso lavorativo nell’azienda di meccanica di precisione a Sesto Imolese. Sono gli stessi volti, rigati dalle lacrime, che abbiamo visto sul palco della festa alla Centrale qualche giorno fa. Da qui è partito un messaggio che il vento ha già portato a Simone. La bara in legno chiaro, sulla quale ha trovato posto una composizione di fiori bianchi, al centro della chiesa. Intorno una schiera di occhiali scuri, tatuaggi e orecchini. Vezzi di un’età che dovrebbe essere soltanto bella e spensierata.

E allora no. Non può davvero finire così per colpa di un tiro mancino del destino in una notte di mezza estate. In una di quelle serate fatte apposta per alimentare i sogni. Mica gli incubi. L’appartamento di Punta Marina affittato coi colleghi per fare la spola tra la riviera e la città. La festa, il traghetto mancato per una mezz’ora, la bici ‘Graziella’ a pois e la tragedia. Una sequenza drammatica. E allo stesso tempo cinica.

"Adesso la vita di Simone, troppo breve nella sua porzione terrena, è tutta al cospetto della Madonna – sono state le parole pronunciate da don Giuseppe Zanotti, parroco della chiesa di Nostra Signora di Fatima nel quartiere Pedagna, durante la rapida omelia a margine della benedizione del feretro -. E alla Santa Vergine, insieme alle nostre preghiere, possiamo portare anche i nostri dubbi e la nostra rabbia". La lettura scelta per la cerimonia funebre, invece, è stata quella di un brano del Vangelo secondo Giovanni, dove a essere narrato è l’incontro di Gesù con Marta e Maria. L’episodio, per esattezza, svoltosi davanti al sepolcro di Betània ed al corpo di Lazzaro.

La funzione è durata una ventina di minuti e la folla, poco dopo, si è incolonnata dietro alla bara di Simone, varcando i cancelli del vicino cimitero.

Le istantanee di quel corteo più lontano non hanno placato l’immenso senso di vuoto. Un quadro a tinte illogiche e paradossali. Come una lunga strada che inghiotte vite. Su quella, no, non si può proprio morire a poco più di vent’anni.