L’affondo del climatologo Ravaldi "Piogge eccezionali, non record Il problema è la poca manutenzione"

"I piccoli corsi d’acqua non sono stati puliti a sufficienza, come è invece accaduto nel Santerno". I dati della rete meteo dello Scarabelli: a Montecatone caduti 225 millimetri di acqua in 36 ore.

L’affondo del climatologo Ravaldi  "Piogge eccezionali, non record  Il problema è la poca manutenzione"

L’affondo del climatologo Ravaldi "Piogge eccezionali, non record Il problema è la poca manutenzione"

"Pioggia record no, eccezionale sì. Il problema è la mancanza di manutenzione nei corsi d’acqua". Fausto Ravaldi, una vita dietro la cattedra dell’agrario Scarabelli e coordinatore della rete meteorologica che fa capo alla scuola, ha analizzato l’ondata di maltempo che ha duramente colpito anche l’Imolese. "Ecco le cifre – esordisce Ravaldi – Dalle 17 dell’1 maggio alle 5 del 3 maggio non ha mai smesso di piovere: 36 ore di pioggia. Ma attenzione: non in tutte le località gli accumuli sono stati identici. Si va infatti dalla stazione allo Scarabelli, con 160 millimetri di pioggia, a Montecatone, dove il totale ha toccato i 225 millimetri. Ma a Sesto Imolese ci si è fermati, si fa per dire, a ‘soli’ 109".

"Sappiamo che in collina, sopra Montecatone, ha piovuto anche di più – continua Ravaldi – perché lassù ha iniziato a piovere prima delle 17 dell’uno maggio. Bisogna poi tenere presente che un millimetro di pioggia equivale a un litro d’acqua su un metro quadrato. Allo Scarabelli ogni metro quadrato di terreno ha sopportato oltre un quintale e mezzo di peso...".

"Il problema a valle è stato rappresentato dagli ostacoli al deflusso regolare delle acque – prosegue Ravaldi – A Spazzate Sassatelli l’argine del Sillaro ha rotto in corrispondenza di un fontanile causato dalla tana di qualche grosso roditore. E qualcuno si è chiesto come mai il Santerno, pur gonfio, non è esondato? Prima della pandemia dai ponti sul nostro fiume non si riusciva a vedere l’alveo, troppe piante. Poi c’è stata una meritoria opera di pulizia, e l’acqua può correre. Al contrario, mi risulta che Sillaro, Gaiana e Quaderna non siano stati puliti e che il deflusso dell’acqua sia stato così ostacolato, causando esondazioni".

"Un discorso per la collina, dove il terreno era così asciutto che si erano formate delle crepe – spiega Ravaldi – L’acqua vi è penetrata rapidamente e in grande quantità, creando un cuscinetto di scorrimento ideale per le frane. Che il terreno fosse asciutto lo dimostra il sensore sotterraneo di umidità integrato nella nostra rete meteo. È a 20 centimetri sotto terra, e si è attivato solo dopo ben 32 millimetri di pioggia. Il terreno ha cominciato a trattenere la pioggia molto dopo l’inizio delle precipitazioni". E questo comporta delle conseguenze. "Comunque, non sono state piogge record – chiosa il professor Ravaldi – Me ne ricordo di analoghe e di peggiori una trentina di anni fa. Ma sono state piogge alluvionali, nel senso che hanno causato allagamenti, esondazioni, danni diffusi". E la conta dei danni sta andando avanti.

Ma se piovesse ancora? "Nel caso degli argini dei fiumi – risponde Ravaldi – occorre alzarli ora, di 2-3 metri dove ci sono state le rotte. Le suture però restano punti fragili. Nei terreni di pianura, ora saturi, se arrivasse la stessa quantità di pioggia avremmo a che fare con terreni che non assorbirebbero nulla, e si aggiungerebbero stagnazioni a quelle che ci sono già ora con allagamenti. In collina, a mio avviso le frane dovrebbero essere terminate, perchè le preesistenti fessurazioni del terreno sono state colmate dall’acqua: la pioggia allora scivolerebbe sulla superficie, ruscellando".

Maurizio Marabini