Imola sanità: interventi chirurgici, 2.500 in lista d’attesa

Si tratta delle operazioni non urgenti. Neri (Ausl): "Abbiamo potenziato gli organici, stiamo recuperando". Bene i percorsi oncologici

"Il Covid c’è ancora e ci condiziona" dice il direttore sanitario dell’Ausl imolese Andrea

"Il Covid c’è ancora e ci condiziona" dice il direttore sanitario dell’Ausl imolese Andrea

Imola, 23 maggio 2022 - Da un lato l’effetto Covid che ancora condiziona il comparto della specialistica ambulatoriale. Dall’altro la carenza di personale infermieristico e medico. Nel mezzo, il lavoro senza sosta dell’Ausl Imola per garantire all’utenza tempistiche razionali e qualità dei servizi. Con il capitolo liste d’attesa sempre d’attualità.

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"Abbiamo presidiato con costanza le nostre tre dimensioni d’accesso che comprendono screening oncologico della popolazione residente, attività chirurgica e specialistica ambulatoriale – spiega Andrea Neri, direttore sanitario dell’Azienda Usl imolese –. Relativamente al punto iniziale, fin dai primi mesi del 2020, ci siamo focalizzati attorno al tempestivo recupero del poco terreno perduto in ambito di prevenzione oncologica. Il potenziamento del plesso di Castel San Pietro Terme, e l’acquisto di un mammografo tutt’ora operativo, hanno contribuito a delineare degli ottimi dati di performance in termini di chiamate e adesioni per la mammografia di screening".

Numeri addirittura migliori rispetto al 2019 anche per gli screening di colon-retto e collo dell’utero.

Capitolo interventi chirurgici. "Messi al sicuro i percorsi oncologici nel rispetto delle rigorose tempistiche riservate alla classe A (30 giorni, ndr) – continua –, sono emerse delle difficoltà sulla potenzialità operatoria. Criticità, riscontrate fino allo scorso mese di febbraio, dettate più che altro dalla carenza di personale infermieristico ed anestesisti di sala". Un quadro in netto miglioramento ma che registra ancora anomalie per quanto concerne gli interventi a 180 e 365 giorni di classe C e D. L’istantanea numerica parla chiaro. Sono circa 2.500 i pazienti in lista d’attesa ma il 47 per cento di loro rientra in quei tempi di soglia tarati sulla base della categoria dell’operazione. Scendono al 26 per cento, invece, quelli che oltrepassano di poco l’arco temporale di riferimento. Il restante 27 per cento, però, sfora decisamente i termini stabiliti.

"Parliamo di piccoli interventi di chirurgia generale come ernie, colecisti ed interventi proctologici – sottolinea Neri –. Stalli contrastati a colpi di investimenti sul personale infermieristico da destinare al blocco operatorio. Abbiamo completato l’iter di inserimento, ma adesso occorreranno 3-4 mesi per raggiungere il traguardo della piena funzionalità di queste figure nell’apparato".

Logico, quindi, guardare alla forbice temporale che dal prossimo settembre porta a dicembre per toccare con mano gli effetti dell’azione strategica intrapresa dalla direzione sanitaria.

"Il potenziamento dell’organico è già coinciso con l’aumento dei volumi di recupero delle prestazioni – analizza Neri –. Alla fine del corrente anno torneremo ad una produzione importante".

Intanto procede spedita anche la fase di rivalutazione dei pazienti. Note meno liete giungono quando la lente d’ingrandimento si posiziona sul ramo della specialistica ambulatoriale. "Il Covid c’è ancora e ci condiziona – sentenzia il dirigente dell’Ausl di Imola –. Le aree più critiche riguardano pneumologia e oculistica. Per il primo comparto, le stiamo davvero provando tutte. Deserti i bandi di reclutamento con le adesioni che latitano perfino in area bolognese".

Forze dimezzate nella pneumologia locale, che conta solo due specialisti attivi a tempo pieno ed una figura di pertinenza territoriale a mezzo servizio, rispetto al periodo pre-pandemico. "La mole di richieste, però, è ingente e siamo in difficoltà – pochi giri di parole per Neri -. Il problema non riguarda soltanto la realtà di Imola ma si estende anche ad altre zone della regione e del suolo nazionale".

Poco più roseo il quadro relativo all’attesa per le visite di neurologia e gastroenterologia. Rimedi? "Ricerchiamo personale e ottimizziamo le forze in organico – prosegue la disamina -. Cerchiamo di condividere coi medici anche quei criteri di appropriatezza che preservano l’opportunità di visita ai casi che maggiormente possono beneficiarne". Non solo. "Razionalizzare la presa in carico del paziente, riorganizzare i piani di lavoro con le singole unità operative, alimentare il dialogo tra clinici ed informatici e sfruttare la telemedicina – conclude Neri –. Sperimentiamo di continuo quest’ultimo settore con esperienze pilota che ampliamo anche ai reparti di pneumologia e neurologia".