È una storia lunga oltre un quarto di secolo quella tra Imola e l’Università di Bologna. La sede cittadina dell’Alma Mater venne infatti inaugurata nel 1997 con un corso di diploma universitario attivato nel plesso Scarabelli. Oggi si articola in diversi plessi nei quali si svolgono le attività didattiche e di ricerca di vari corsi di laurea (13 nell’ultimo anno accademico), post-laurea e un dottorato di ricerca.
In particolare, la sede cittadina ospita le attività di corsi di primo e secondo ciclo di quattro aree (Medicina e chirurgia, Farmacia, Agraria, Ingegneria), quelle del dottorato di ricerca interdipartimentale in ‘Salute, sicurezza e sistemi del verde’ (terzo ciclo) e di numerosi master. Il 25 ottobre sono previsti gli open day per il nuovo anno accademico.
Attorno alla sede cittadina dell’Università di Bologna, che ha tra i suoi storici sostenitori la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola (Ausl, Comune e Con.Ami gli altri partner), gravitano oggi un migliaio di studenti (dato ormai stabile da qualche anno data la presenza di molti corsi di laurea a numero chiuso). Sono in media soddisfatti delle possibilità che trovano in riva al Santerno, in particolare per quanto riguarda i tassi di inserimento nel mondo del lavoro da sempre molto buoni. Si dividono tra la sede centrale di Palazzo Vespignani e il vicino Palazzo dal Pero, ma anche nel plesso laboratori Lolli, nel polo formativo dell’Ausl e nelle serre didattico-sperimentali dello Scarabelli. Chiedono migliori collegamenti ferroviari e di poter contare su valide soluzioni abitative.
È proprio su questo aspetto che si gioca il futuro dell’Università a Imola. In cima alla lista delle cose da fare c’è infatti lo studentato all’Osservanza. Il primo bando per la sua costruzione, lo scorso anno, è andato deserto a causa dei rincari delle materie prime. Si era parlato di una gara da fare a fine 2023, poi la scorsa primavera. Ma a oggi, mentre tutto attorno è partito l’ambizioso progetto di riqualificazione dell’ex complesso manicomiale, la situazione è ancora di stallo. Previsti 50 posti letto riservati agli studenti, più relativi servizi didattici. In particolare, è prevista la rifunzionalizzazione dei padiglioni 6 e 8 (di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio) e 17 e 19 (di Con.Ami). Il costo del campus era stimato, almeno fino a qualche tempo fa, in circa sette milioni di euro; ma l’importo dei lavori, portati avanti d’intesa tra Palazzo Sersanti e l’Alma Mater, è destinato a crescere.
L’ultima a esprimersi pubblicamente sullo stato dell’arte del progetto è stata lo scorso mese di luglio, nel giorno del suo insediamento, la nuova presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, Silvia Poli. "L’università ha deliberato i fondi, ma da lì a metterli in campo...", aveva allargato le braccia Poli. Che però in quell’occasione ha fatto capire come, per l’immediato futuro, Palazzo Sersanti voglia destinare all’Alma Mater gli spazi dell’ex Camera di Commercio acquistati alcuni mesi fa "Lì c’è spazio per tre aule. Il rapporto con l’università è importantissimo, siamo molto soddisfatti dell’andamento dei corsi. Quanto realizzato sul territorio è fonte di pregio, e ciò che è stato cominciato verrà portato avanti".