2010-08-10
«SONO allibito e senza parole. Non credevamo potesse succedere una cosa del genere proprio a Gabriele. Eravamo amici da anni». Sono le prime parole di Michele Ciarlariello di Imola Race, la società che lo scorso fine settimana ha organizzato una sessione di prove libere per motociclisti all’Enzo e Dino Ferrari. Sul circuito imolese domenica pomeriggio ha trovato la morte Gabriele Nannini, 38 anni di Lucca, che a bordo della sua Honda Vtr 600 si è schiantato contro le barriere della Variante bassa.
UN INCIDENTE mortale che assomiglia in tutto e per tutto a quello del faentino Alessandro Tasselli avvenuto, nello stesso punto, il 12 aprile in un’analoga sessione di prove private. «Proprio domenica mattina — prosegue Ciarlariello — ho passato più di un’ora al muretto con Gabriele a parlare di quell’incidente. Gli avevo spiegato tutto». Anche in quell’occasione era stata Imola Race a organizzare il fine settimana di prove e, come ad aprile, le spiegazioni fornite ai piloti sono state le stesse. «A tutti abbiamo fornito le cartine della pista — racconta —. Ogni dieci minuti facevamo un briefing con i nuovi arrivati: nessuno scende in pista senza essere passato da noi a ritirare l’apposito tagliando e dopo aver ricevuto le debite raccomandazioni». Per spiegare ai piloti le insidie del tracciato Imola race avrebbe approntato anche una maxi planimetria, illustrando curva per curva le difficoltà e fornendo chiarimenti sui colori delle bandiere che avrebbero poi trovato nel circuito. «Non riusciamo a darci una spiegazione — continua —. I piloti si presentano in autodromo alla spicciolata, quindi i briefing si susseguono tutto il giorno e per tutti i giorni delle prove. Abbiamo detto a tutti di fare prima qualche giro a bassa andatura per prendere confidenza col tracciato. Non c’era nessuna fretta: l’accesso alla pista non aveva limiti di giri o di tempo». Invece Nannini ha trovato la morte al suo primo giro. «E’ da almeno sette anni che abbiamo tolto le sessioni da 20 minuti l’una per girare in pista negli autodromo in cui organizziamo le prove — aggiunge —. Alcuni piloti ci avevano detto che il limite di tempo metteva loro pressione, così lo abbiamo abolito. Possono entrare e uscire dalla pista quando vogliono». L’unica discriminante di tempo sta tra chi prenota la pista per la giornata e chi solo per metà, ma limiti massimi di giri non ce ne sono».
«IN QUEL momento in pista c’erano una dozzina di moto — evidenzia Ciarlariello —, quando l’omologazione della pista prevede che possono girarne anche 50 nello stesso momento. Si parla sempre della ‘nuova’ variante, ma è un po’ che c’è. Ci si può interrogare se è fatta bene o male, però la pista ha l’omologazione. A Misano hanno addirittura invertito il senso di marcia del circuito dopo 27 anni».
Cristina Degliesposti