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di FILIPPO DIONISI
MANCA il film ma c’è l’attrice. Ed è dipinta tanto su enormi tele che sembrano locandine uscite dall’epoca d’oro della cartellonistica cinematografica quanto su piccole cartoline che — se le metti insieme e le guardi come in un salto in lungo dell’occhio — sembrano proprio uno story-board color indaco. Valeria Solarino è il soggetto della serie di ritratti che Lidia Bagnoli esporrà a partire dal 6 ottobre alla Cineteca come a completare la rassegna che l’istituto dedica ad una delle figure più promettenti del cinema italiano, che sarà presente invece l’11 ottobre. E intanto, come per calmare la fame, la Grafique Art Gallery di via Ferrarese 57 propone dalle 20.30 di questa sera la preview del diario di acquerelli con i quali l’artista ha studiato l’attrice. Per il progetto che prende il titolo — molto cinematografico — di Lidia Bagnoli featuring Valeria Solarino.
Come è nato il contatto con Valeria Solarino? E perché ha scelto proprio lei come soggetto?
«Il primo film che mi ha avvicinato a lei è stato Viola di mare. Lì, ho scoperto la figura di Valeria Solarino, che mi ha colpito per la singolarità di alcune espressioni. Ma c’è stata anche una componente individuale: io lavoro principalmente sull’autoritratto e deve esserci stata una sorta di trasposizione… E naturalmente mi interessava molto il rapporto tra cinema e pittura. Ho cominciato a seguirla e a conoscerla personalmente mano a mano che portavo avanti il progetto. Il risultato è stato una sorta di storyboard».
E Valeria Solarino come ha reagito?
«E’ rimasta molto sorpresa».
Poi cosa è successo?
«Ho proposto il lavoro alla Cineteca, che non solo ha accettato di ambientare l’esposizione nei suoi spazi ma ha anche rilanciato con una rassegna dedicata all’attrice. Il momento clou sarà l’11 di ottobre, quando anche lei sarà in Cineteca, dove i ritratti saranno esposti in alto nell’ambiente cilindrico dell’atrio».
Alla Grafique Art Gallery invece ad essere esposto è una specie di diario di lavoro…
«E’ effettivamente uno storyboard monocromo di acquerelli, essenziale ed utilissimo, con una prevalenza dell’indaco che fa riferimento, senza esserne una citazione, alla fotografia».
Su quali set ha seguito Solarino?
«I set sono un insieme di tutti i quadri. Ma l’ho seguita di straforo in particolare su quello di Vallanzasca».
Ci sono altri attori o attrici sui quali vorrebbe lavorare?
«Mi piacciono figure forti, con caratteristiche non stereotipate. Ma, a parte tutto, penso di non avere ancora finito con Valeria».
Perché in Italia la cultura è vissuta dalle istituzioni più come un peso che come una risorsa?
«Ho appena aperto uno studio a Boston, dove c’è molta più attenzione al valore intrinseco di quello che si propone. In Italia, quando mi chiedono che lavoro faccio e io rispondo l’artista, mi fissano un attimo e poi mi richiedono: sì ma…che lavoro fai?».