È stata, come sempre, una grande festa che ha coinvolto tutta la città, quella di San Cassiano. Dalla biciclettata di lunedì al tradizionale e sempre apprezzato corteo storico che ieri ha attraversato il centro. È però soprattutto una festa di fede, quella del patrono. E l’omelia del vescovo Giovanni Mosciatti è stata tutta incentrata sul valore del cristianesimo oggi. "Uno degli inni liturgici della festa del nostro patrono S Cassiano così lo descrive: ‘con zelo insegni ai giovani l’arte di scriver celere e con parole esplicite Cristo verace predichi’ – ha detto il vescovo in cattedrale ieri mattina –. Colpisce di Cassiano la caratteristica di un uomo che ha svolto con diligenza ed entusiasmo il proprio compito, avendo a cuore di insegnare un lavoro ai giovani, ma nello stesso tempo la presenza di Cristo nella sua vita lo ha reso annunciatore del significato del vivere, tanto da parlarne in maniera, dice l’inno, esplicita, chiara e verace. Certamente Cassiano ha vissuto pienamente la sua esistenza nell’operosità e nella creatività del lavoro, ma nell’adesione a Gesù Cristo ha anche trasmesso il significato profondo di quel lavoro e un gusto di vita nuova. Così è il cristiano: una persona attenta alla realtà e capace di declinare nella vita quotidiana la passione e il gusto per la vita che Gesù ha portato (...). Oggi viviamo in un tempo secolarizzato e sembra che la proposta cristiana non susciti interesse, ma non è venuto meno il bisogno dell’uomo, il suo irriducibile desiderio di significato. Ce lo dice la nostra esperienza quotidiana. Se lasciamo parlare il cuore ci accorgiamo che veramente siamo definiti da un’inquietudine che si manifesta in mille modi. Siamo interconnessi digitalmente 24 ore su 24, ma ci si accorge di uomini e donne spesso sprofondati nella solitudine, con legami solo passeggeri ed evanescenti. Ciò di cui abbiamo bisogno è però più vicino di quello che pensiamo. Così vicino da identificarsi in un pezzo di pane che possiamo mangiare, in una persona che possiamo abbracciare".
Il vescovo ha poi citato Papa Benedetto XVI: "Come ebbe a dire Papa Ratzinger nella sua prima enciclica – dice –, ‘all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva’. Questa situazione presenta molte analogie con il paganesimo romano del II-III secolo dopo Cristo. I cristiani di allora non scommisero su una vittoria culturale o politica, rischiarono una testimonianza gratuita che si trasmetteva da persona a persona. In questo modo, in 300 anni, riuscirono a mutare il volto del più grande impero della storia. Così come ci testimonia Cassiano. Questi primi cristiani, come hanno incominciato a credere? In che cosa è consistito quell’avvenimento che ha destato un tale interesse che la gente per la prima volta ha avuto la fede accesa dentro, ed il cristiano ha incominciato a essere nel mondo una presenza? Non credettero perché Cristo diceva delle cose, non credettero perché fece miracoli, fino a risuscitare i morti (...). Credettero per una presenza carica di proposta, per una presenza carica di significato. La testimonianza di Cassiano è allora un invito per noi a lasciarci colpire da quello stesso avvenimento. Un invito a verificare se quella presenza carica di significato basta per vivere". E poi conclude: "Che grande richiamo la testimonianza di Cassiano per tutta la Chiesa. Richiamo ad essere missionaria, a proporre esperienze di vita e di fede. Chiamata a riproporre all’uomo di oggi la bellezza e l’umanità di Cristo come cuore del mondo".