Video-trappole e capanni, in Vallata sta ripartendo il censimento dei lupi

Al lavoro i volontari dell’Enduro Motor Valley

I volontari dell'Enduro Motor Valley collocano le fototrappole

I volontari dell'Enduro Motor Valley collocano le fototrappole

Imola, 15 febbraio 2016 - STA RIPARTENDO il monitoraggio del lupo appenninico nella Valle del Santerno; il responsabile del Nucleo ambientale di Enduro Motor Valley, Marco Maccarelli, appassionato fotografo naturalista, seguirà la parte tecnica della gestione delle video trappole, capanni d’avvistamento ed elaborazione del materiale raccolto. «Ho fotografato animali in tutto il mondo – spiega Maccarelli, che vive a Borgo Tossignano – ma questo lavoro nella mia vallata, su un animale così affascinante come il lupo, mi entusiasma moltissimo. Ho già fatto alcuni sopralluoghi e sono molto interessanti le altane di avvistamento che ci ha messo a disposizione Valter Obici dell’Azienda faunistico-venatoria L’Ululato di Monte Cappello, dove abbiamo già censito alcune marcature di lupo».

MATTEO Papa, giovane veterinario da poco stabilitosi a Fontanelice, curerà la parte scientifica del progetto, per stabilire in base ai dati raccolti quanti lupi si muovono nella nostra valle: «Sarà interessante capire anche quali animali sono più frequentemente predati dal lupo: per questo analizzeremo le marcature, cioè le feci che i lupi lasciano in punti precisi per marcare il territorio». «Raccoglieremo ed analizzeremo anche le segnalazioni da agricoltori, allevatori e cacciatori – interviene Alessandro Magnani, farmacista di Fontanelice e volontario dell’Enduro Motor Valley – mappando quelle attendibili, in modo da avere dati veritieri, per sfatare certe esagerazioni che vengono spesso fatte circolare sull’onda dell’emotività che circonda la figura di questo predatore che ha riconquistato dai primi anni del 2000 il nostro Appennino, quando ci furono le prime segnalazioni in vallata».

«È utile ricordare come proprio in quegli anni partì un monitoraggio molto importante sotto la regia di Lorenzo Rigacci, biologo dell’allora Provincia di Bologna – prosegue Magnani – con il quale collaborai per oltre 10 anni, anche con il compito di fare da trait d’union fra gli allevatori che avevano subito predazioni e le istituzioni quali la Provincia e l’ente Parco dei Gessi». Sono già state collocate le prime video-trappole, messe a disposizione dalla Federcaccia di Imola, e si è subito evidenziato che sono molte di più le immagini di cani piuttosto che di lupi: aspetto allarmante, perché il randagismo ha molti aspetti pericolosi, per gli animali d’allevamento, come pure per il lupo stesso che potrebbe ibridarsi compromettendo la purezza della specie ed aumentandone l’aggressività. «Appena i dati avranno una certa consistenza – conclude Magnani – verranno confrontati con quelli del precedente monitoraggio per vedere l’evoluzione di questi anni».