Mercatone, cinque verso il processo

Avvisi di fine indagine a ex amministratori della Shernon Holding, fallita nel 2019 con un ‘buco’ di 80-90 milioni

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Una delle numerose manifestazioni sindacali durante la vertenza

La Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta su varie ipotesi di bancarotta fraudolenta e con al centro Shernon Holding srl, la società che gestiva 55 punti vendita di Mercatone Uno e dichiarata fallita nel maggio 2019 con un ‘bucò da circa 80-90 milioni di euro. Un fallimento di cui gli oltre 1.800 lavoratori erano venuti a conoscenza nella notte tra il 24 e 25 maggio dello scorso anno e solo via Facebook e WhatsApp, scoprendo di persona il mattino del 25 che i negozi erano chiusi. Ma nessuno li aveva informati della serrata.

Nell’inchiesta, coordinata dal pm Roberto Fontana del dipartimento guidato dall’aggiunto Riccardo Targetti e condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza milanese, l’avviso di conclusione indagini è stato notificato a cinque persone, tra cui Valdero Rigoni, amministratore della Shernon dal 2017 e fino al fallimento, a sua figlia Valentina Rigoni e ad altri tre amministratori.

Nell’atto di chiusura vengono contestati agli indagati, a vario titolo, ipotesi di bancarotta con distrazioni e dissipazioni di somme di denaro per oltre 2,5 milioni di euro in totale. Valdero Rigoni, ad esempio, assieme ad altri due amministratori, tra ottobre 2018 e maggio 2019 avrebbe fatto uscire dalle casse della Shernon 526mila euro "mediante pagamenti" a favore della Rgs Marketing srl, società da lui stesso amministrata. Versamenti, secondo l’accusa, non giustificati se non per svuotare la società in fallimento e che avevano come ‘pezze d’appoggiò solo "fogli excel con indicazioni del tutto generiche".

I 55 punti vendita del gruppo Mercatone Uno erano stati ceduti nell’agosto 2018 dall’amministrazione straordinaria del gruppo, già fallito, alla Shernon Holding, che a febbraio 2019 chiese di essere ammessa al concordato preventivo, nel tentativo di arrivare a un risanamento. Le cose, con ogni evidenza, non andarono per il verso giusto e arrivò il nuovo fallimento. A febbraio scorso davanti al gup di Bologna i sei imputati per il crac dello storico marchio dell’arredamento e della grande distribuzione con sede a Imola sono stati tutti assolti.

Sul fronte del salvataggio di quello che resta dell’ex grande gruppo italiano e dei posti di lavoro, da segnalare che in agosto i tre attuali commissari hanno presentato al Mise l’istanza di autorizzazione per la cessione di ulteriori 5 punti vendita di Mercatone Uno, dopo i sei venduti a marzo, di cui 5 a Risparmio Casa. Dei nuovi negozi, quattro sono i punti vendita su cui aveva puntato gli occhi Max Factory, catena cinese con otto store in Italia, la cui trattativa era stata interrotta dal Covid. Max Factory ha confermato l’impegno a salvare 84 lavoratori e i negozi di Rubiera, Pavia, Cesano Maderno e Gravellona Toce. Un quinto punto, Sacile, dovrebbe essere ceduto a Ricagest (Risparmio Casa), con la garanzia di riassumere i 24 dipendenti.