
di Claudio Bolognesi
"È una situazione disperata: sull’acacia la perdita è stata tra il 70 e il 100%, e nella nostra zona siamo molto più vicini al 100 che al 70". È impietosa l’analisi di Giancarlo Naldi, presidente dell’Associazione Nazionale del Miele che ha sede a Castel San Pietro. Dipinge un quadro drammatico per gli apicultori a un paio di settimane tra l’altro dall’appuntamento tradizionale di giugno, che in un weekend lungo, quello che va dal 15 al 17 giugno, metterà in vetrina per strade e piazze della città, i mieli del territorio e di tante zone d’Italia. O meglio, si potrebbe dire, quel poco che rimane del miele, almeno per quanto riguarda questa primavera da allarme rosso.
"Gli stessi numeri dell’acacia valgono a livello nazionale anche per il millefiori: siamo su perdite molto superiori al 50%, e anche per altri mieli come il tarassaco. C’è un piccolo punto interrogativo che resta sul coriandolo, che pare abbia rialzato la testa dopo le dure piogge, ma il giudizio resta sospeso: occorre aspettare ancora qualche settimana".
Chiare e geograficamente trasversali le ragioni di questo nuovo, pesantissimo crollo: "In tutta Italia il clima ha creato danni impressionanti agli apicultori. Per la sola stagione primaverile abbiamo stimato in tutta Italia 70 milioni di euro di mancati ricavi. Una Caporetto". Il clima, dunque, ha falcidiato la produzione, portando alla soglia della morte le famiglie di api, salvate solo grazie all’intervento degli apicultori che hanno voluto, ma soprattutto potuto, mettere ‘le mani in tasca’. "Per mantenere in vita le famiglie qualche apicultore ha nutrito le api lasciandogli il miele che era stato raccolto, altri hanno utilizzato sciroppi, nei casi più disperati sono stati utilizzati entrambi i metodi. Ma utilizzare la nutrizione di soccorso, senza produrre miele, significa perdite ingenti ogni anno, e rischio di chiusura delle aziende del settore".
Principali responsabili di questa primavera da film horror sono stati "l’inverno siccitoso che si trascina dallo scorso anno, poi il freddo e le gelate inattese di inizio aprile, ai quali si sono aggiunte le piogge battenti di maggio, con due weekend che sono stati terribili". Una situazione disastrosa che chiaramente è diventata drammatica se si punta il focus nella nostra zona geografica. "Tra Ravenna e Forlì si sono persi 5 mila alveari, e diversi anche nella nostra area, quella ad est di Bologna, come a Castel San Pietro e a Imola". La situazione limite, poi, ha portato anche al verificarsi di situazioni senza precedenti, come "lo sciamare di intere famiglie, che probabilmente per cercare di salvaguardare la propria vita sono letteralmente scappate". Come Osservatorio del Miele, conclude Naldi, "stiamo ultimando i rilevamenti sulla mancata produzione in tutta Italia, poi ufficializzeremo a giorni un testo e valuteremo lo stato di calamità, oltre ai sostegni da richiedere allo Stato".