Molestie al pigiama party Condannato, andrà in cella

Il padre di notte stordiva le amiche dodicenni della figlia e abusava di loro. La Cassazione ha respinto il suo ricorso: dovrà scontare 6 anni e 4 mesi

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di Enrico Agnessi

La Cassazione ha respinto il ricorso del 47enne condannato nel dicembre 2020 a sei anni e quattro mesi di reclusione (sentenza poi confermata in appello) per aver molestato sessualmente sette amiche adolescenti di sua figlia nel corso di alcuni pigiama-party in casa avvenuti nel 2019.

L’uomo, che dopo essere stato per un lungo periodo in carcere si trovava agli arresti domiciliari da novembre 2020, tornerà adesso dietro le sbarre. E oltre a risarcire con 20mila euro ogni vittima, così come disposto dal tribunale in primo grado e confermato in appello, dovrà pagare anche le spese processuali e quelle di difesa sostenute dalle famiglie dalle bambine, che si sono costituite parte civile. Al 47enne erano stati vietati già da tempo i rapporti con la figlia, affidata ai nonni.

"Si è finalmente chiusa una vicenda molto dolorosa per i risvolti psicologici che ha avuto sulle minori – osserva Giovanna Cappello, che assieme alle colleghe Lucia Donato e Annalisa Sforza ha assistito durante il processo le famiglie delle bambine, che all’epoca dei fatti avevano tra i 12 e i 13 anni –. C’è soddisfazione per l’esito della sentenza della Cassazione, perché abbiamo assistito a una linea difensiva molto aggressiva, con la quale le minori sono state etichettate in tutti i gradi di giudizio come ‘ragazzine spregiudicate’. E questo ha aggravato il senso di rabbia dei loro genitori".

Erano state proprio le mamme delle adolescenti a denunciare l’accaduto nell’estate del 2019. In base a quanto ricostruito in fase di indagini dall’accusa, e confermato poi nei tre diversi gradi di giudizio, l’uomo, vedovo da alcuni anni, ha stordito le giovani vittime con quello che lui chiamava il ’brindisi dell’amicizia’. In pratica, prima di andare a dormire, ha allungato psicofarmaci nei bicchieri (in particolare Zolpidem tartrato e Trazodone, ovvero "sostanze narcotiche dall’effetto stupefacente") per poi abusare delle bambine durante la notte, incurante del fatto che alcune di loro si trovassero nello stesso lettone di sua figlia.

Una tesi sostenuta in primo grado dal pubblico ministero Augusto Borghini e accolta praticamente in toto prima dal giudice Alberto Ziroldi a dicembre 2020 in rito abbreviato (la richiesta dell’accusa era stata di sei anni e mezzo), e poi dal collega Maurizio Passarini, nella sentenza di appello arrivata a giugno 2021 e confermata infine in questi giorni dalla Corte di Cassazione.