Negozi e ristoranti in crisi Ma la ripresa è possibile

Quattrocento addetti in meno per commercio e turismo con la pandemia . Uno studio rilanciato dalla Città metropolitana premia però il circondario

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di Enrico Agnessi

La pandemia ha colpito durissimo commercio e turismo, con quasi 400 addetti in meno registrati nel 2021 nel circondario. Ma oggi restano buone, nonostante gli effetti della guerra e le incertezze del periodo, le prospettive di crescita del territorio dei dieci comuni. Questo almeno è quanto emerge da un’analisi basata su dati Unioncamere e Camera di commercio di Bologna rilanciata ieri dalla Città metropolitana.

A fronte di una situazione che certifica uno "sviluppo economico e sociale medio-alto" già raggiunto da Imola, Castel San Pietro, Dozza e Mordano, c’è chi come Castel Guelfo si piazza addirittura al sesto posto (8,2 punti su 10) di una graduatoria provinciale stilata incrociando dati demografici, sociali ed economici provenienti da differenti fonti.

L’altra faccia della medaglia, per quanto riguarda il circondario, è rappresentata però da Medicina e dalla Vallata del Santerno (livello di sviluppo medio-basso), dove preoccupa in particolare Castel del Rio, che al pari dei comuni montani della provincia rimane ben lontano dalla soglia della sufficienza.

Reduce dal periodo più duro della pandemia, da un lato il tessuto produttivo del circondario ha tenuto nel totale delle imprese attive, dall’altro ha però visto calare sensibilmente i livelli occupazionali in particolare per quanto riguarda commercio e turismo.

Nel dettaglio, sono state confermate nel primo trimestre del 2021 le oltre 13mila attività nel territorio dei dieci comuni, ma i numeri degli addetti sono scesi di 400 unità (da 46.234 a 45.834), di cui 375 tra commercio (-116) e bar, ristoranti, alberghi (-259).

"La situazione economica nell’area metropolitana bolognese vede una prospettiva di crescita nonostante i riflessi della guerra in Ucraina e uno scenario economico internazionale in profonda riconfigurazione", spiegano da Palazzo Malvezzi. Il peso della guerra sta determinando un "sensibile ridimensionamento delle previsioni di crescita del valore aggiunto della città metropolitana", si legge sempre nella presentazione dello studio.

Le previsioni più recenti realizzate da Prometeia stimano infatti per il 2022 un incremento del 2,3 per cento; a gennaio si ipotizzava una variazione del 3,6 per cento, quindi una contrazione di 1,3 punti percentuali. "A preoccupare maggiormente è il dato del comparto industriale – osservano dalla Città metropolitana – previsto in flessione dell’1,3%. L’economia bolognese per tornare ai livelli pre-pandemia dovrà attendere il 2023"

In particolare, a marzo di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2019 si contano 573 imprese in più e circa seimila addetti in meno a livello proinviciale. A recuperare e a superare i livelli pre-pandemia sono il settore dell’Information and communication technologies, le costruzioni, il sociale e i servizi alle imprese. Risultano invece in forte sofferenza la moda, il commercio e i settori della lavorazione del legno e della carta.