
I comitati hanno più volte manifestato la loro contrarietà al viadotto in affiancamento all’autostrada dopo l’uscita da Bologna proponendo altre soluzioni: "Una grande opera impattante, che rischia di devastare il territorio senza nemmeno garantire i risultati attesi", ribadiscono
Imola, 23 giugno 2025 – “Abbiamo letto con grande attenzione, e altrettanta preoccupazione, l’intervista rilasciata al Carlino dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, nella quale si afferma che il progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria Bologna–Castel Bolognese “va assolutamente fatto”, e che le osservazioni presentate dai territori verranno accolte solo in parte.
Prima ancora di entrare nel merito delle dichiarazioni, vogliamo ricordare che dalle analisi tecniche condotte da personale qualificato e indipendente è emerso con chiarezza che il progetto è sbagliato nella sua concezione a monte”. A sottolinearlo è Armando Martignani, presidente del Coordinamento dei comitati territoriali che, a più riprese, avevano manifestato la loro contrarietà al corridoio in affiancamento all’autostrada dopo l’uscita da Bologna.
“Una grande opera impattante, che rischia di devastare il territorio senza nemmeno garantire i risultati attesi in termini di miglioramento della mobilità ferroviaria – spiegano i comitati –. Non si tratta solo di un problema di impatto ambientale, ma di una visione sbagliata e superata, che non tiene conto delle specificità del territorio, della reale domanda di mobilità locale, né delle alternative esistenti”.
Un progetto che, secondo i cittadini che fanno parte dei comitati, “rischia di compromettere il paesaggio, la vivibilità e l’identità stessa delle nostre comunità”.
Comitati che non risparmiano critiche anche ai territori. “La comunicazione da parte delle amministrazioni comunali è stata pressoché assente, fatta eccezione per i minimi obblighi di legge – sottolinea Martignani –. Nessuna iniziativa informativa, nessun confronto con la cittadinanza è stato promosso da chi avrebbe avuto il dovere istituzionale di rappresentare e tutelare le comunità locali. Le osservazioni al progetto presentate dagli enti locali sono state tardive e, nella maggior parte dei casi, irrilevanti rispetto alla portata dell’intervento”.
La scelta del tracciato e delle opere accessorie, secondo i comitati, “sembra essere stata compiuta privilegiando logiche centralistiche, senza tenere conto delle possibilità tecniche di sviluppo alternativo del progetto, che dovrebbero avere come focus principale, l’implementazione del traffico merci e l’ottimizzazione del nodo logistico del porto di Ravenna, vero volano economico regionale e nazionale”. L’impressione, per Martignani, è che la pianificazione “sia stata guidata più da automatismi burocratici e ingegneristici che da una visione strategica e sostenibile del futuro del territorio”. In sostanza, per i cittadini che appartengono ai comitati, non sarebbe mai stata avviata “una vera valutazione comparativa tra le soluzioni progettuali, né sono stati resi noti i criteri con cui alcune osservazioni sono state accolte e altre respinte”.
Infine, una domanda alla Regione. “Vorremo capire dove sia finita la coerenza tra quanto dichiarato in Assemblea Legislativa il 13 maggio, a nome del presidente e della giunta, e quanto affermato ieri dal presidente stesso. Le parole pronunciate allora sembravano andare nella direzione della tutela dei territori e della massima attenzione alle osservazioni dei cittadini e a progetti alternativi. Le ultime, invece, sembrano archiviare ogni confronto, ogni dubbio, ogni riflessione, come se le voci dei territori non contassero più – conclude Martignani –. Sembra quasi che le dichiarazioni del 13 maggio pronunciate della sottosegretaria Manuela Rontini siano servite solo a tenere buoni i comitati e i cittadini, per poi arrivare, dopo quasi un mese e mezzo di silenzio, a un drastico ribaltamento di linea”.