Padel, il progetto contestato: "Le critiche mi hanno spiazzato, lo sport non può dividere"

Massimiliano Narducci, direttore del Tennis park difende il piano per realizzare due nuovi campi "La nostra attività ha valenza sociale, lavoriamo con le scuole e abbiamo fatto esperienze con ipovedenti".

Padel, il progetto contestato: "Le critiche mi hanno spiazzato, lo sport non può dividere"
Padel, il progetto contestato: "Le critiche mi hanno spiazzato, lo sport non può dividere"

"I lavori per la costruzione dei due nuovi campi da padel sono pronti a partire entro metà ottobre; però mi piacerebbe ci fosse maggiore serenità attorno a questa cosa. Lo sport non può dividere". Massimiliano Narducci, direttore del Tozzona Tennis Park, mantiene il servizio. Ma sa bene, lui ex azzurro in Coppa Davis, che non è il momento di forzare la mano correndo sotto rete. La sua società è destinata ad accollarsi oneri e onori di un pezzo del progetto di ampliamento delle strutture sportive nell’area verde della Tozzona. Un piano, quello avanzato dai vertici del centro sociale con il quale la compagine guidata da Narducci ha da tempo una convenzione in essere, che comprende anche una nuova tensostruttura per il calcio a 5 (le due istanze viaggiano in parallelo, ma bersagliate dalle proteste di un gruppo di residenti), della quale si farebbe carico invece la Dozzese.

Narducci, come nasce il progetto?

"L’idea ci è venuta quando abbiamo visto che i due campi attuali non soddisfacevano più la richiesta degli appassionati. Il boom del padel c’è stato anche a Imola: i dodici-tredici campi attualmente esistenti in città lavorano tutti, da pomeriggio a sera. Abbiamo proposto l’ampliamento perché abbiamo grandi velleità a livello di organizzazione di eventi: vogliamo puntare su un importante torneo internazionale di padel e riportare il grande tennis in Pedagna".

Ambizioni imprenditoriali legittime, che però hanno fatto scattare le proteste di alcuni residenti contrari a nuove strutture...

"I nostri progetti hanno anche una rilevanza sociale. Oltre a far giocare adulti e bambini, da tempo svolgiamo attività con le scuole del quartiere. E abbiamo al nostro interno figure come quella dell’educatore professionale che conoscono bene il valore dello sport nella prevenzione del disagio giovanile. Realizzeremo presto un progetto con Montecatone dedicato al padel in carrozzina; e abbiamo già fatto esperienze con atleti ipovedenti. Non si può ridurre tutto al solo scopo di lucro. Poi è chiaro: tutto questo va finanziato attraverso la normale attività, grazie alla quale paghiamo coloro che operano nella società sportiva. Per questo lo sviluppo del progetto è importante per noi".

Si aspettava tante critiche?

"Sinceramente, mi hanno spiazzato. Sono 22 anni che gestisco questa struttura e credo di aver portato sempre grande visibilità sia al quartiere che alla città. Sono molto dispiaciuto del fatto che ci siano persone contrarie. Le rispetto profondamente, in quanto ritengo giusto manifestare quando non si è d’accordo con un’idea. Non abbiamo però chiesto di costruire un esercizio commerciale, ma una struttura sportiva con i nostri fondi. Se questo danneggia il verde pubblico di Imola, non sono io a doverlo dire. Credo solo che se la cosa è fattibile vada realizzata, ma senza creare divisioni".

Le hanno dato fastidio gli striscioni contro l’ampliamento? "Non sono abituato a questo tipo di protesta, ma penso che se uno ha voglia di manifestare in quel modo abbia tutto il diritto di farlo. Non sta a me giudicare se sia giusto o meno. Sono molto contrariato, invece, dalla protesta invisibile dei leoni da tastiera. Loro non vanno presi in considerazione".

Quali tempi per realizzare i due nuovi campi da padel?

"Speriamo di poter iniziare i lavori entro metà ottobre, in modo da essere poi pronti a inizio dicembre e inaugurare il tutto in occasione della consegna del premio intitolato alla memoria di Domenico Dadina".

Cosa manca per il via libera ai lavori?

"Nulla. Però ripeto: mi piacerebbe che ci fosse serenità intorno al progetto. In 20 anni, nella zona dove vogliamo costruire i campi, non ho mai visto giocare un bambino o qualcuno portare a spasso il cane. Invece sappiamo quanto sia importante, per un quartiere che conosce il fenomeno delle baby gang, che lì si accenda una luce".

Enrico Agnessi