Leoluca Zaccherini morto, il funerale è una grande festa

Canzoni e balli al parco Tozzoni, il ragazzo aveva 29 anni. Riportò allo splendore la statua di Senna

I funerali di Leoluca Zaccherini (nel riquadro)

I funerali di Leoluca Zaccherini (nel riquadro)

Imola, 4 agosto 2019 - «Il tuo sorriso, il tuo entusiasmo e la tua positività mancheranno a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerti. Avevi sempre una buona parola per tutti: fai buon viaggio campione».

Erano centinaia, ieri pomeriggio, gli amici che hanno voluto dire addio a Leoluca Zaccherini, scomparso a soli 29 anni a causa di un male incurabile. Un male contro cui ha combattuto con le unghie e con i denti senza mai perdere il sorriso.

E così, proprio per rendere indelebile quel sorriso, gli amici, assieme a mamma Barbara, a papà Luca e agli altri familiari, hanno deciso di salutarlo in modo speciale ritrovandosi al Parco Tozzoni per una grande festa musicale.

«Abbiamo rispettato la volontà di Leoluca – raccontano i cugini –. Era un ragazzo speciale che, fino all’ultimo giorno, non ha mai smesso di regalarci la sua dolcezza.Ha sempre fronteggiato la malattia con coraggio, facendoci da esempio».

Leoluca, infatti, ha combattuto per cinque anni contro una sorte terribile senza mai perdersi d’animo. «Ci ha insegnato a gioire per le piccole cose – raccontano ancora i cugini – come un cappuccino e un bombolone o della buona musica. Come il blues a cui si era affezionato nell’ultimo periodo della sua breve ma intensa vita».

Zaccherini, infatti, prima di trovarsi a fronteggiare la malattia, aveva lavorato in molti locali della città dove ha sempre lasciato il segno. Un ragazzo esemplare, sempre pronto ad aiutare gli altri. «Lo aveva nel sangue», raccontano i familiari.

Già, perché Leoluca era il nipote di Vittoriano Zaccherini che ha dedicato la vita ai giovani raccontando l’orrore della guerra e dei campi di concentramento. Vittoriano, infatti, fu internato nel campo di sterminio di Mauthausen e quella tragica esperienza gli cambiò la vita per sempre.

In quei giorni dove il male sembrava prevalere fece proprio i veri valori dell’esistenza che trasmise poi al nipote. Leo, come lo chiamavano familiari e amici, quando era in forze, si distinse infatti per numerose attività di volontariato. Contribuì, tra l’altro, a far tornare la statua di Ayrton Senna allo splendore.

«Fu un modo per scoprire il campione brasiliano – raccontano ancora i cugini – e il suo esempio, compresa la tragica fine proprio a Imola, gli furono di esempio e conforto nei momenti difficili». Ma la vera forza di Leo furono gli amici, come ha confermato ieri il padre Luca nella commovente lettera con cui ha voluto salutarlo.

«Ognuno di noi ha due famiglie – ha spiegato infatti Luca –. Una è quella naturale che non possiamo scegliere, mentre l’altra la scegliamo noi. E oggi con immensa gioia vedo che Leo aveva scelto voi. Siete stati ognuno a suo modo dei fratelli, delle sorelle, degli zii e delle mamme. Ognuno di voi aveva una parte nel suo immenso cuore. Volevo quindi ringraziare tutti per la straordinaria famiglia che siete della quale so che farà sempre parte Leo».